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Estorsioni e mafia a Bari, imprenditori denunciano i Parisi. La dedica di Decaro: “Ora siete liberi”

26 Aprile 2024
– Autore: Raffaele Caruso
26 Aprile 2024
– Autore: Raffaele Caruso

“All’inizio ero indeciso, ma poi ho pensato che questa storia meritasse di essere raccontata. Lo merita la famiglia che ne è protagonista. Lo merita la nostra città. È la storia di Mario e Laura (sono nomi di fantasia), fratello e sorella, che decidono di portare avanti la piccola impresa di famiglia ereditata dal padre. Due persone perbene che a un certo punto, a causa di una serie di rapine e di furti subiti nella loro azienda, si trovano in difficoltà. Hanno paura di non reggere. Qualcuno gli consiglia di rivolgersi alle persone sbagliate, la famiglia Parisi, gente senza scrupoli, che li mette sotto estorsione infiltrandosi nell’azienda promettendo una falsa protezione. I furti e le rapine, come d’incanto, da un giorno all’altro terminano. Ma un giorno sequestrarono un loro parente, alla ricerca di danaro”. Inizia così il racconto postato sui social dal sindaco di Bari, Antonio Decaro. Il primo cittadino nei giorni scorsi ha accompagnato in Tribunale gli imprenditori che hanno denunciato i suoi estortori. A processo come imputati per estorsione aggravata dal metodo mafioso ci sono Tommaso Parisi (detto il cinese) e Paolo Bruni vicini al noto clan Parisi, che sono accusati di avere imposto all’imprenditore, titolare di una grossa azienda ittica, l’assunzione di un dipendente e prezzi di favore per esponenti del clan che facevano acquisti di pesce. L’azienda possiede anche alcune pescherie al dettaglio. L’imprenditore e la sua famiglia hanno denunciato i loro presunti estortori dopo avere subito per anni le richieste del clan (tra il 2014 e il 2019).

“Una sera di cinque anni fa, ignaro di tutto, ho incontrato Mario e Laura. Avevano gli occhi sbarrati e la voce tremante. E usavano frasi allusive, strani giri di parole. Era chiaro che qualcosa non andasse. Era chiaro che si vergognavano, loro, le vittime (!) di raccontare quello che stava accadendo. Li ho convinti a farsi accompagnare dai Carabinieri. Insieme abbiamo trovato il coraggio di denunciare e da quel momento sono partite le indagini sugli estorsori. Qualche giorno fa sono stato in tribunale per la prima udienza del processo, insieme al presidente dell’associazione antiracket – si legge nel post -. Avevo promesso loro che la città non li avrebbe abbandonati e ho voluto mantenere la promessa indossando la fascia tricolore: per rappresentare la città migliore, per dimostrare, lì, in quell’aula, che c’è una Bari che, come loro, non si arrende. Mentre Mario testimoniava aveva gli stessi occhi sbarrati e la stessa voce tremante della nostra prima conversazione. Allora ho cercato di incrociare il suo sguardo. Per farci forza, l’uno con l’altro. A questa udienza ne seguiranno altre e altre ancora, e anche quando non sarò più il sindaco, spero di essere di nuovo al loro fianco. Così come spero che la storia di Mario e Laura voi tutti possiate raccontarla, nel vostro ufficio, a casa, nelle scuole, ai vostri amici e ai vostri famigliari. Possiate raccontarla a tutti quelli che dicono che Bari è una città mafiosa. Perché questa è la storia di una Bari orgogliosa, che si rialza. La storia di una Bari che ha vinto la paura col coraggio. L’abbraccio che vedete in questa foto è la prova che dal giogo della criminalità si può uscire. È l’abbraccio di cittadini finalmente liberi. Liberi perché hanno scelto di sfidare la mafia. Liberi, perché hanno vinto”.