Giuseppe Capriati, 27enne figlio di Domenico Capriati (il 49enne ucciso nel novembre del 2018 in via Archimede a Japigia in un agguato), Onofrio Lorusso, 28 anni e cognato di Lello Capriati (il 41enne ucciso la sera della scorsa Pasquetta a Torre a Mare), Vito Lucarelli, 21 anni, e Michele Schiavone, 20 anni, sono rimasti in silenzio nell’interrogatorio di garanzia che si è tenuto ieri davanti al gip Rosa Caramia. I quattro, che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alla presenza del loro legale, sono stati arrestati venerdì scorso con l’accusa di reati di detenzione e porto illegale di arma da fuoco e detenzione al fine di spaccio di un ingente quantitativo di sostanza stupefacente.
I fatti risalgono allo scorso 29 settembre quando, durante un blitz antidroga nel cuore di Barivecchia, la Polizia trovò due nascondigli nella zona di spaccio sotto il controllo dei Capriati, precisamente in un locale disuso in piazzetta dei Marinai, in cui erano nascoste armi e droga. La Polizia sequestrò 475,76 grammi di cocaina, 716,09 grammi di hashish e circa 3 chili di marijuana, oltre ad una pistola revolver “Smith & Wesson” cal. 357 magnum, con guanciole in radica e sei proiettili nel tamburo, perfettamente funzionante ed atta ad offendere. Lorusso, Capriati e Lucarelli sono accusati di illecita detenzione di sostanze stupefacenti, ricettazione e detenzione dell’arma, mentre Michele Schiavone è accusato solo di illecita detenzione di sostanza stupefacente. La pistola è stata sequestrata e verrà analizzata, in attesa di capire se è stata utilizzata per agguati e fatti di sangue, così come i quattro chili di droga tra cocaina, marijuana e hashish. La Polizia è riuscita a risalire a loro grazie alle impronti digitali. Secondo gli inquirenti erano i nuovi padroni dello spaccio a Barivecchia.