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Papà picchia professore al Majorana, al via il processo. La vittima: “Non è una scuola degna di essere definita tale”

10 Maggio 2024
– Autore: Raffaele Caruso
10 Maggio 2024
– Autore: Raffaele Caruso

Enzo Amorese, il professore picchiato nel settembre del 2022 dal papà di un’alunna dell’istituto Majorana di Bari, ha lasciato la Puglia ed è tornato a insegnare al Nord. A gennaio il pubblico ministero Francesco Di Liso aveva accolto la richiesta avanzata dal gip Anna Perrelli e aveva archiviato il procedimento a carico del docente che era stato accusato di “comportamenti non consoni al suo ruolo”. Le indagini hanno accertato infatti che le accuse erano false.

Ieri si è però presentato in Tribunale e ha assistito di persona all’udienza preliminare nei confronti dell’uomo che lo ha preso a schiaffi dopo la nota messa alla figlia di 14 anni, nipote del boss di Enziteto. Si è costituito parte civile, a differenza della scuola nonostante al 35enne pregiudicato venga contestato anche il reato di interruzione di pubblico servizio. La difesa dell’imputato ha tentato la strada della messa alla prova, ma il giudice non ha accolto la richiesta e così il 35enne ha scelto il rito abbreviato. La stessa scelta fatta dal 30enne che accompagnò l’amico a scuola. Si tornerà in aula il 10 ottobre. In un’intervista rilasciata a La Repubblica, Amorese punta il dito contro l’Istituto e la Dirigente Scolastica.

“Questa è stata una vicenda gestita in maniera pessima dalla dirigente scolastica, una montatura ordita a mio danno per suffragare la tesi improbabile sostenuta dall’alunna a cui avevo messo la nota – le sue parole -. La cosa più grave è stato l’atteggiamento della preside, che mi ha diffamato pubblicamente con le dichiarazioni fatte sui media a livello nazionale in cui faceva intendere che io non mi comportassi bene con gli studenti. Con la preside Petruzzelli non ci siamo mai più visti né parlati. Dopo l’aggressione io ho avuto alcuni giorni di malattia, poi ho chiesto un congedo e ho lasciato quella scuola. Ho provato ad insegnare in un istituto del mio paese per poter restare in Puglia, dove vive tutta la mia famiglia e dove ho le mie radici ma c’era possibilità solo come insegnante di sostegno e, alla fine, ho chiesto di tornare al Nord portando con me mia moglie e mio figlio. Adesso sono sereno nonostante in Puglia abbia lasciato parenti e amici. La solitudine è il prezzo da pagare per avere una vita professionale dignitosa, a quanto pare. In un istituto che, per una incredibile coincidenza, si chiama anch’esso Ettore Majorana. Ma di uguale a quello di Bari c’è solo il nome. Quella in cui insegnavo non è una scuola degna di essere definita tale”.