Il Tribunale di Bari, nella giornata di ieri, ha dichiarato il fallimento del consorzio Soa, per anni leader nella logistica pugliese a servizio delle più importanti catene di supermercati del sud Italia. “Alla luce della situazione di insolvenza irreversibile non c’è alcuno spazio per la tutela della continuità aziendale”, scrivono i giudici della Quarta sezione civile che hanno accolto la richiesta della Procura per la liquidazione giudiziale.
“La realtà produttiva di Soa e delle cooperative consorziate è improntata a un modello di business che, sotto le mentite spoglie del contributo consortile, cela un indebito ribaltamento di costi”, la tesi della Procura che la società ha cercato di ribaltare e contestare senza successo davanti ai giudici civili. Alla base della sentenza le trattative non andate a buon fine con i creditori che avrebbero dovuto portare al rientro dell’esposizione debitoria e la capacità apparente di generare margini attraverso l’attività di impresa in quanto basata su “un indebito ribaltamento di costi” sulle cooperative chiuse nel tempo.
Una vicenda triste che riguarda oltre 2mila dipendenti. Cosa succede ora? Dopo la dichiarazione di fallimento si aprirà la strada che porta alla contestazione del reato di bancarotta e quindi all’apertura di un fascicolo bis. La Soa era finita nei guai da mesi dopo essere stata colpita assieme alle cooperative Mida, Lexlab e Agon, da un maxi sequestro totale di 60 milioni di euro, ritenuto profitto dei reati di dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, per gli anni d’imposta dal 2016 al 2021, nonché di omesso versamento dell’IVA risultante dalle dichiarazioni annuali, con riferimento a taluni periodi d’imposta. L’inchiesta ha colpito i dipendenti che stanno pagando sulla propria pelle le conseguenze delle scelte dell’azienda. Erano già stati avviati i primi licenziamenti e la procedura di Fis (Fondo d’integrazione salariale) per 60 dipendenti, è per mesi gli stipendi non sono stati riconosciuti.