Donato Mottola, l’imprenditore di Noci arrestato per aver consegnato una mazzetta da 20 mila euro in un pezzo di carne pregiata a Lerario, l’ex numero uno della Protezione Civile pugliese, è stato ascoltato dai magistrati dopo aver rinunciato a fare ricorso al Tribunale del Riesame per tornare in libertà.
“I ventimila euro nella carne erano un regalo che io e mia moglie volevamo fare a Mario Lerario e al fratello don Tommaso, cappellano dell’ospedale Miulli. Visto che stavano insieme per Natale, gli ho dato la carne e i soldi che se li sarebbero spesi come volevano. Mia moglie aveva un problema, la davano per morta. Il fratello di Lerario non lo conoscevo, fino a quando sono andato alla Regione e ho detto ‘Non è che conosci qualcuno al Miulli?, Sì, al Miulli sta mio fratello’ e io sono andato e lui ha fatto delle telefonate. Qualche settimana prima di Natale abbiamo fatto le ultime visite che riscontravano un netto miglioramento, sempre aiutati dal fratello di Lerario, eravamo felicissimi, ecco il motivo del regalo”, le parole di Mottola riportate da La Repubblica.
Per la Procura però non si tratta di un regalo ma bensì di una vera e propria mazzetta riconosciuta in favore di alcuni lavori affidati alla Dmeco di Mottola che hanno fruttato circa 8 milioni di euro. “I soldi stavano in una scatola con un pezzo di carne da due chili di mezzo e una bottiglia di vino dedicata a mia moglie – ha aggiunto -. Mia moglie ci teneva a questo”