“L’ampia eco di tali dichiarazioni, unita alla soggettiva rappresentazione dei fatti diffusa dal Sindaco Decaro nelle sue esternazioni, ci costringono a chiedere di dare spazio all’immediata smentita da parte nostra, riservandoci parità di risalto e d’impaginazione. Nella nota da noi inviata una decina di giorni fa, in nome e per conto dei nostri patrocinati, alla Città Metropolitana — e, per essa, al suo rappresentante legale pro tempore — non figura alcuna denuncia per danno erariale verso il Sindaco Metropolitano”.
Inizia così la nota dei legali della proprietà, gli avvocati Ascanio Amenduni e Ciro Garibaldi, dopo le dichiarazioni del sindaco Antonio Decaro. “Invero, la nostra nota sollevava un quesito: perché la Provincia di Bari nel 2004 ebbe a stanziare 5 milioni di Euro per la ricostruzione del Teatro secondo il Protocollo d’intesa, senza che ciò costituisse o fosse interpretabile quale approvazione dello stesso? Se l’ente provinciale è incorso, ne è l’occasione, solo in un’omissione formale, come ravvisato dalla recente sentenza della Corte di Appello di Bari, proprio detta omissione ha causato la dichiarazione di inefficacia (non di invalidità) del Protocollo d’Intesa, danneggiando tutti gli altri contraenti, e particolarmente chi, come la famiglia Messeni Nemagna, vi aveva sempre fatto affidamento – si legge -. Oggi, infatti, la proprietà è stata condannata a pagare allo Stato quelle spese di ricostruzione che dovevano essere sostenute, per espressa previsione contrattuale. dal Soggetti pubblici del contratto dichiarato inefficace, e che ne assicurava l’ammortamento nei quarant’anni dl concessione in uso. Fu lo stesso Comune, con verbalizzazione del 13 novembre del 2002 innanzi all’al1ora sottosegretario del Ministero dei Beni Culturali, on. Bono, a riconoscere che il canone d’uso del teatro era pari, all’epoca, ad Euro 1.275.000 all’anno (circa 1.700.000 Euro al1’attualità con l’aggiornamento ISTAT). La fondazione ne avrebbe corrisposto solo 500.000 Euro l’anno, proprio per consentire quell’ammortamento”.
“Abbiamo perciò invitato l’ex Provincia, in persona dell’odierno Sindaco metropolitano, a predisporsi al corrispondente risarcimento dei danni che risulteranno non eliminabili, ove non si possa o non si voglia porre rimedio alla suddetta omissione formale – continuano -. Parallelamente, abbiamo sollecitato la procura contabile ad indagare se quel contributo di cinque milioni di Euro stanziato da1l’ex Provincia nel 2004 si debba ritenere orfano di una causale. Appare opportuno, infine, evidenziare, che le condotte cui si fa riferimento nella nota trasmessa per conoscenza anche alla Procura Regionale della Corte dei Conti, risalgono all’epoca di sottoscrizione del protocollo d’intesa (2002/2003) e dello stanziamento del contributo (2004), ovvero ad amministratori diversi da quelli odiemi, quindi non ascrivibili a1l’odiemo Sindaco Metropolitano, al quale, potrebbe essere imputata, in ipotesi, solo l’indisponibilità a voler porre rimedio a tale situazione, provvedendo, sia pur tardivamente e retroattivamente, a ratificare l’adesione dell’ente Provinciale”.
“Questo è il reale contenuto e significato della nostra nota: non vorremmo trovarci di fronte a un tentativo di confondere, sui media, la legittima tutela di interessi privati, con un inesistente attacco al Sindaco Metropolitano, cui chiediamo, perciò, di non personalizzare ed estremizzare la questione, e di non screditare la famiglia Messeni Nemagna, vittima, assieme ai suoi legali, dopo le citate esternazioni, d’una vera e propria ondata d’odio social”, concludono i legali.