Nei giorni scorsi la Polizia di Stato ha denunciato in stato di libertà una donna di origini campane, presuntivamente responsabile, (accertamenti ancora nella fase delle indagini preliminari e che deve essere confermato dal giudice nel contraddittorio con la difesa) del reato di truffa online, in concorso con altre persone al momento rimaste ignote.
A fine agosto un uomo si è rivolto alla Polizia di Stato, recandosi presso l’ufficio denunce del Commissariato Sezionale di P.S. “San Nicola”, ed in evidente stato di agitazione ha riferito di aver subito una truffa telefonica. La persona offesa sarebbe stata contattata sul proprio telefono cellulare da un presunto operatore del nucleo antifrode della sua banca, che intendeva avvertirla di un tentativo di frode in suo danno messo in atto da dipendenti infedeli della filiale presso la quale era stato aperto il conto corrente.
L’uomo al telefono riferiva che, a tal proposito, era in corso una concomitante attività di indagine da parte della Polizia di Stato; per rassicurarlo, gli avrebbe detto che sarebbe stato contattato da un Ispettore della Polizia Postale che seguiva le indagini e che, per sottrarsi al tentativo di truffa, sarebbe dovuto andare presso la propria banca e spostare la somma di 14mila euro su un altro conto corrente da lui indicato, intestato ad una donna di cui ci si poteva fidare, dipendente della banca.
Chiusa la conversazione, la vittima avrebbe ricevuto ulteriore telefonata dal numero 080.5291111 (numero in uso al centralino della Questura di Bari) e l’interlocutore, sedicente Ispettore della Polizia Postale, avrebbe consigliato di seguire le istruzioni dell’operatore antifrode che lo avrebbe immediatamente ricontattato. Subito dopo, al telefono con il finto operatore della banca, la vittima del raggiro si sarebbe recata presso la propria filiale e, come consigliatogli, “mantenendo massima riservatezza”, avrebbe emesso un bonifico urgente su un conto corrente considerato “protetto”, indicando nella causale “Ristrutturazione casa” per non insospettire gli “operatori infedeli” della banca; la persona al telefono avrebbe anche invitato la vittima a formalizzare denuncia in Questura per il recupero della somma “depositata in via cautelativa” sull’altro conto corrente. La tempestiva attività d’indagine condotta dalla Polizia di Stato ha consentito di bloccare il conto su cui era stato versato il denaro, consentendone il recupero e la restituzione.
Relativamente alle telefonate, pervenute da numeri in uso alla banca ed alla Questura ad opera di persone con accento campano, è stato accertato l’utilizzo della tecnica dello ID SPOOFING, consistente nell’alterare il numero chiamante tramite sistema VOIP (voce tramite protocollo internet) che rende possibile effettuare una conversazione sfruttando una connessione internet. Si raccomanda di prestare la massima attenzione e di recarsi preventivamente presso gli Uffici delle Forze dell’Ordine, che non richiedono movimentazione di denaro attraverso comunicazioni con l’utilizzo di chiamate telefoniche, mail, sms ed altre modalità telematiche. È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, l’eventuale colpevolezza dell’indagata in ordine al reato contestato dovrà essere accertata in sede di processo, nel contraddittorio tra le parti.