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Emergono i primi dettagli sull’inchiesta che ha travolto l’Asl Bari, portando all’arresto di 10 persone tra funzionari e imprenditori. Al centro appalti (tra cui quello del “gabbione” dell’ospedale San Paolo di Bari, il reparto dei detenuti ricoverati, e della “Casa della Salute” del comune di Giovinazzo) concessi ad amici in cambio di favori e regali, tra cui anche cassette di frutta e verdura, olio e vino. Tutto è stato filmato negli uffici dell’Area tecnica dalle telecamere installate dalla Guardia di Finanza. In altri casi sarebbero stati riconosciuti anche lavori di falegnameria da 7mila euro e borse lussuose da oltre 2000 euro per la moglie di uno degli arrestati. Lo scambio di denaro, nascosto in buste o cartelline, non avveniva negli uffici. I soldi venivano lasciati nelle giacche, o in borse che si trovavano in macchina, e poi altri venivano a recuperarli.
L’indagine nasce da altre inchieste sulla Protezione civile regionale. “Uno degli imprenditori coinvolti in queste inchiestefaceva riferimento ad altri appalti, e per questo abbiamo aperto un nuovo filone di intercettazioni, soprattutto ambientali”, le parole del procuratore di Bari, Roberto Rossi. Parliamo di un sistema con “corruzione endemica e molto radicata”, rappresenta “un segnale molto negativo per tutti”, ha poi aggiunto. “La corruzione incide sulla qualità dei lavori, e quindi dei servizi di cui si servono i cittadini. In alcuni casi gli stessi che approvavano i lavori si rendevano conto che il livello era talmente basso che non bisognava esagerare”, conclude.
