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Omicidio Dogna a Santo Spirito, il lavoro da addetto alle pulizie in Regione e il Sert: l’identikit del killer Rizzi

17 Gennaio 2025
– Autore: Raffaele Caruso
17 Gennaio 2025
– Autore: Raffaele Caruso

Antonio Rizzi, il 42enne di Bitritto reo confesso dell’omicidio di Francesco Dogna, ucciso nella sua casa nella notte tra il 7 e l’8 gennaio a Santo Spirito, era un tossicodipendente e frequentava abitualmente il Sert per una dipendenza da cocaina. Alle spalle diversi procedimenti penali per rapina e maltrattamenti, armi e mafia.

Lavorava negli uffici della Regione Puglia come addetto alle pulizie. Dogna parlava di lui come “un malavitoso di Japigia” e si sarebbe servito di lui per risolvere un “problema”, ovvero la liquidazione di 10mila euro da un suo vecchio socio in affari con cui gestiva un b&b nella zona di Santa Fara. Tra i due la conoscenza si spingeva anche oltre, ma la vittima nell’ultimo periodo aveva “maledetto il giorno” in cui aveva conosciuto Rizzi e provava un certo disagio nei suoi confronti. Tanto da arrivare a bloccarlo su WhatsApp dopo aver cercato inutilmente di aiutarlo ad uscire dal tunnel della droga. Dogna si è impegnato in prima persona nella ricerca di un centro di cura. La vittima, chiamata da Rizzi “Compare Ciccio”, aveva declinato l’invito a partecipare al battesimo del figlio più piccolo a causa “del suo spessore criminale”.

La gip, nell’ordinanza depositata ieri sera, ha riconosciuto l’inaudita e spropositata violenza usata da Rizzi, che avrebbe ucciso Dogna colpendolo 85 volte con un coltello e con un forcone a due punte preso dalla cucina. La giudice ha rilevato anche il pericolo di reiterazione di reato e di fuga di Rizzi, che nei giorni successivi al delitto avrebbe iniziato a cercare un lavoro da operaio fuori Bari.