Una rete di complicità per far fronte a una serie di attività illecite. Questo è emerso dalle intercettazioni, pubblicate su Repubblica, tra gli avvocati Fabio Mesto e Pierdomenico Bisceglie, indagati per corruzione e frode fiscale nell’operazione “Levante” della Guardia di Finanza e della Dia. I due legali si accordavano per far seguire decreti ingiuntivi da altri colleghi, secondo loro meno esposti.
Oltre a loro sono indagati anche l’avvocato Massimo Chiusolo e il commercialista Vito Domenico Noviello. Nelle intercettazioni Chiusolo, pochi giorni dopo lo scandalo Arca, con l’arresto di Sabino Lupelli, insieme a Mesto erano impegnati a gestire con prestanome le attività gestite da Emanuele Sicolo, arrestato per riciclaggio, per eludere le misure di prevenzione.
Una operazione che non passò inosservata all’amministratrice giudiziaria del patrimonio di Sicolo, Ivana Coppi, che aveva denunciato delle irregolarità. Come ad esempio il pagamento dei canoni della pizzeria di Sicolo che provenivano dal conto corrente intestato al commercialista Noviello, una proposta di acquisto da parte di Fabio Mesto nonostante fosse il legale di una delle società o l’interlocuzione dell’avvocato Chiusolo, legale di Sicolo, con l’amministrazione giudiziaria per conto degli affittuari. Un intreccio che pian piano è stato sbrogliato dalla Coppi, più volte ascoltata dagli inquirenti.
La stessa ha anche fatto ascoltare una registrazione in cui Chiusolo, probabilmente infastidito dalle sue segnalazioni, i cui diceva che una volta che Sicolo fosse uscito dal carcere avrebbe fatto male. Nel mirino anche una concessione balneare per una spiaggia a Giovinazzo che l’avvocato Chiusolo pare dovesse gestire con Sicolo una volta uscito dal carcere.