Daniela Fontana, la giovane mamma di 34 anni da 8 impegnata nella lotta contro il tumore, ha rischiato di morire dopo un malore accusato in seguito ad un’assistenza domiciliare. A raccontare quanto è successo è suo fratello Antonio.
“Finalmente siamo stati chiamati dalle infermiere, sono arrivate a casa e hanno conosciuto mia sorella – racconta -. Abbiamo parlato con loro anche delle questioni burocratiche dopo le medicazioni poi, appena sono andate via, dopo 10 minuti, Daniela ha iniziato a tossire e ci siamo ritrovati davanti ad un pessimo scenario. La sua testa era completamente nera, le vene erano gonfie, ho subito contattato la Centrale Operativa del 118 ma le linee erano intasate. Ci ho messo 20 minuti per parlare, mi hanno detto che stavano cercando un’ambulanza perché non ce ne erano disponibili. Ho trovato una privata e l’ho fatta venire a casa, non c’era più tempo”.
“Sono arrivate insieme l’ambulanza del 118, quella privata e l’automedica – continua -. Ho anticipato con il soccorritore dell’associazione privata i tempi, abbiamo sceso Daniela in sedia e ossigeno, poi è stata ventilata in ambulanza. I parametri vitali erano abbastanza compromessi, il medico e l’equipe che ringrazio le hanno salvato la vita. Siamo poi arrivati in codice rosso al Pronto Soccorso del Di Venere”.
Qui non sono mancati i momenti di tensione. “Non sapevano del nostro arrivo, non volevano accettare Daniela e ci volevano mandare alla Mater Dei – spiega Antonio -. Mi sono fiondato aprendo tutte le porte, ho minacciato i dottori, ho chiesto l’ausilio del 113 perché la situazione è uno schifo. Rivolgo un appello al governatore Emiliano, al sindaco Decaro, al coordinatore del 118 Antonio Di Bello e al direttore della Centrale Operativa per prendere seri provvedimenti sul 118. Si attrezzino di più i Pronti Soccorsi e si liberino di più le ambulanze, il territorio non può essere scoperto”.