I 30 indagati dell’inchiesta New life, che ha portato all’arresto di 15 persone tra operatori sanitari, infermieri e ausiliari (7 in carcere e 8 ai domiciliari) accusati di maltrattamenti e abusi sessuali nei confronti di 25 pazienti psichiatrici ricoverati (19 donne) nella struttura socio sanitaria Don Uva di Foggia, sono stati interrogati. Quasi tutti hanno associato una condizione di stress psico-fisico e la carenza di personale alla base dei comportamenti assunti in struttura, ovvero 19 episodi di maltrattamento aggravati (contestati a 28 indagati), 13 sequestri di persona per aver chiuso i pazienti nelle stanze e/o nella mensa (19 indiziati), 2 violenze sessuali con palpeggiamenti in un caso e nell’altro per aver indotto due pazienti a compiere atti sessuali (2 indagati) e favoreggiamento (2 indagati) per essersi attivati per individuare e scoprire le microspie e le 13 telecamere nascoste dai carabinieri per filmare quanto avveniva. Ora toccherà al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Foggia pronunciarsi sulla raffica di istanze difensive di revoca delle misure cautelari per mancanza e/o attenuazione delle esigenze cautelari, visto che secondo i legali le prove sono state acquisite e non possono essere inquinate e, essendo gli indagati sospesi dal lavoro, non c’è il pericolo di reiterazione del reato.
Tra le 15 persone arrestate sette sono finiti in carcere (Anna Maria Amodio, Pasquale Andriotta, Angelo Bonfitto, Antonio Melfi, Michele Partipilo, Nicola Scopece e Nicola Antonio Tetribolese), i restanti otto ai domiciliari (Giuseppe Antonucci, Antonio D’Angelo, Savino Giampietro, Martina Pia Longo, Ciro Mucciarone, Salvatore Ricucci, Aldo Rosiello e Rosanna Varanelli). Per altri 15 dipendenti (Rosa Cocomazzi, Aurelio D’Ambrosio, Francesca D’Angelo, Vittorino De Santis, Damiano Di Feo, Gianmarco Pio Gaeta, Lorella Loconte, Antonio Macajone, Antonio Pio Pagliuso, Anna Perrella, Alessandra Sanna, Assunta Santarsiero, Luigi Surgo, Vincenzo Lombardi e Antonio Roberto) è stato disposto invece il divieto di avvicinamento al Don Uva e alle persone offese.