“Siamo stati dimenticati dalle istituzioni. Per l’ennesima volta siamo costretti a fare sentire la nostra voce”. Un gruppo di operatori del 118 non ne può più e ha deciso di sottolineare il malessere che sono costretti a vivere non solo a causa delle aggressione, ma soprattutto per le tutele che, soprattutto durante la pandemia, non ci sono state.
“Dopo le aggressioni ai danni dei due equipaggi, uno a Bari e l’altro a Barletta, constatiamo che di noi non interessa nulla a nessuno. A parte il comunicato di solidarietà dell’ ex sindaco di Barletta, nessuno che si è preoccupato delle condizioni di salute degli operatori aggrediti. Siamo coscienti del fatto che questi sono i rischi del nostro mestiere
ma non per questo, la politica e la classe dirigente, deve permettere che ci trattino come carne da macello”.
“Se a questo aggiungiamo che, per l’ennesima volta, ci ritroviamo a combattere contro il covid nonostante siamo stati l’unica classe a cui non è stato elargito alcun bonus per le condizioni in cui abbiamo affrontato le precedenti ondate e il “maltrattamento” che subiamo nei vari pronto soccorso dove, continuamente, veniamo privati dei presidi che ci consentono di proseguire le attività di soccorso, principalmente con i “sequestri di barelle”, il nostro grido di allarme continua a rimanere inascoltato”.
“Possiamo continuare denunciando gli abusi che continuiamo a subire: diversi dipendenti non hanno ancora percepito la tredicesima, e lo stipendio del mese di novembre passando le feste senza soldi altri non possono “permettersi il lusso” di ammalarsi, altri ancora vengono obbligati a svolgere, gratuitamente, altri tipi di servizi che nulla hanno a che fare con i compiti per i quali vengono retribuiti e tanto altro ancora. E se ora decidessimo noi di interrompere il servizio, consapevoli delle responsabilità civili e penali a cui andremmo incontro? È bene che qualcuno si inizi a preoccupare perché noi siamo arrivati all’esaurimento delle forze”.