La Procura di Bari ha chiesto una condanna a 20 anni di reclusione nei confronti di Giovanni Loiudice, accusato dell’omicidio volontario di Massimiliano Cavotta, ucciso nel 2003 ad Altamura con sette colpi di pistola mentre tornava a casa insieme con la moglie ed il figlio di 3 anni.
Il 63enne imputato, a processo con rito abbreviato e reo confesso del delitto, è stato arrestato nel novembre scorso, a distanza di 21 anni dal fatto insieme a Nicola Centonze, 48 anni (il processo con rito ordinario inizierà il prossimo 6 maggio in Corte d’Assise a Bari).
I due rispondono di omicidio volontario premeditato, detenzione e porto di armi da fuoco, aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa.
Secondo quanto ricostruito dalla Dda di Bari, Cavotta fu ucciso perché, in passato, avrebbe avuto dei contrasti con alcuni esponenti della criminalità organizzata altamurana e, nel febbraio precedente, avrebbe ferito a colpi di pistola proprio Loiudice. Il suo omicidio, dunque, sarebbe stato ordinato come ritorsione.
Nel processo si sono costituiti parte civile la Regione Puglia, il Comune di Altamura e i parenti di Cavotta, assistiti dall’avvocato Angelo Dibenedetto. Lo scorso 20 febbraio Centonze, ex collaboratore di giustizia, è stato arrestato (mentre era già in carcere) perché ritenuto il coordinatore dell’attentato dinamitardo del 5 marzo 2015, avvenuto nel locale Green Table di Altamura, in cui rimase ucciso il calciatore 27enne Domenico Martimucci. La sentenza per Loiudice è attesa per il prossimo 17 giugno.