Con la nomina del commissario giudiziario in molti erano convinti che l’Amtab, la municipalizzata del trasporto urbano che l’ex presidente Pierluigi Vulcano ha portato sull’orlo del baratro, avrebbe avuto un significativo cambio di rotta. A quanto pare, però, qualora la nostra preziosa fonte all’interno dell’azienda non avesse preso una cantonata, saremmo di fronte a un nuovo caso: il mancato regolare rinnovo del certificato antincendio. Non parliamo di un fatto meramente burocratico, una di quelle scartoffie che non ha alcun valore pratico. Il certificato, tra l’altro obbligatorio, è persino propedeutico all’attività dell’azienda. Con scadenza a gennaio scorso, secondo quanto ci è stato riferito, pare che l’azienda si sia attivata solo a giugno e che i Vigili del Fuoco abbiamo dato all’Amtab due mesi per rispettare le prescrizioni imposte.
La Municipalizzata ha fatto partire gli ordini per l’acquisto delle attrezzature necessarie, ma stando ai tempi della burocrazia – a meno che non ci sia una corsia preferenziale – sarà difficile poter rispettare la scadenza. Siamo a Bari, per carità, la città dove si può tutto. Se davvero l’Amtab avesse operato per sei mesi con il certificato antincendio scaduto e oggi continuasse senza averlo comunque in regola, sarebbe – come detto – un fatto di una gravità assoluta. Il funzionario che avrebbe dovuto provvedere, l’ingegner Pavone, è in aspettativa e oggi fa il direttore d’esercizio nella municipalizzata del trasporto a Bergamo.
Sono stati presi provvedimenti? E il superiore del funzionario, l’ingegner Ruta e il Presidente Donvito quale attività di controllo e vigilanza hanno esercitato? Ci fidiamo della fonte e dunque abbiamo deciso di pubblicare la notizia che, stando a quando sappiamo, in azienda hanno provato a tenere nascosta per evitare tensioni e imbarazzi. Qual è la posizione del commissario giudiziario, l’avvocato Luca D’Amore, nominato dalla Procura all’indomani dell’operazione “Codice Interno”, per fare chiarezza sull’operato dell’azienda municipale barese più disastrata e col sospetto di importanti infiltrazioni mafiose? Nel corso di questi mesi sono stati ascoltati i vertici dell’azienda, possibile che nessuno abbia sottolineato una cosa così delicata? E nel caso il problema fosse stato condiviso, come mai si è aspettato sei mesi dalla scadenza prima di intervenire?
Per il momento l’unica cosa certa è che nessuno parla. A maggio scorso, infatti, il Presidente ha pubblicato “l’editto” con cui si mettono a conoscenza i dipendenti dell’Amtab delle conseguenze pesantissime nel caso condividano con la stampa notizie dall’interno. Conseguenze che potrebbero essere persino il licenziamento. Ma, come abbiamo visto, all’interno i problemi sono tutt’altro che risolti, con la speranza che i guai grossi del passato non si dissolvano in una bolla di sapone, salvando ancora una volta chi ha affossato il carrozzone. Cosa succederebbe se al deposito di via De Blasio, dove ci sono mezzi a gas ed elettrici, ma non solo quelli, scoppiasse un incendio? Chi pagherebbe eventuali danni alle persone e al patrimonio aziendale? In passato abbiamo raccontato di mezzi Amtab andati a fuoco.
Insomma, il fatto è molto più delicato di quanto si possa credere. In conclusione una nota di colore, purtroppo un colore sbiadito. Ci è giunta voce che alcuni funzionari dell’Amtab, per esempio il capo de personale Paolillo, la stessa che insieme a Vulcano segnalava all’agenzia interinale le persone da assumere, abbiano iniziato a chiamare il commissario nominato dalla Procura per nome: “Luca di qua”, “Luca di là”, “Luca così”. Anche questa non sarebbe solo apparenza, perché agli occhi di molti verrebbe meno quella garanzia istituzionale necessaria al ripristino dell’Amtab, non solo sotto il profilo della trasparenza, ma anche di un’immagine finora ampiamente compromessa dagli stessi uomini che la politica ha messo alla sua guida. Verrebbe da chiedersi cosa pensano di tutto ciò il Sindaco di Bari, il Procuratore e il Comandante dei Vigili del Fuoco.