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Anziani torturati nella Rsa di Manfredonia, Welfare a Levante: “Rafforzare gli standard assistenziali”

10 Agosto 2022
– Autore: Redazione Quinto Potere
10 Agosto 2022
– Autore: Redazione Quinto Potere

“Caro Emiliano i gravissimi fatti avvenuti nella Rsa di Manfredonia pongono ancora una volta e questa volta nella nostra terra, nella tua terra, la questione inerente la sicurezza e la qualità di protezione in diritto di qualsiasi persona anziana o disabile accolta in una struttura residenziale”. Così inizia la lunga lettera di Antonio Perruggini di Welfare a Levante indirizzata al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, su quanto accaduto nella residenza per anziani di Manfredonia, dove alcuni anziani sono stati torturati e violentati da alcuni operatori sanitari poi arrestati.

“È una questione fondamentale, un obbligo previsto dalle leggi in vigore oltre che dalla moralità di ogni operatore addetto al settore. Noi non vogliamo erigerci a “sapientoni” o “infallibili veggenti” ma gli aspetti inerenti gli standard organizzativi delle strutture li abbiamo posti da tempo, da tantissimo tempo, criticando costruttivamente quella che è la disciplina dedicata alle strutture che deve essere in armonia con i parametri finanziari di una gestione” continua.

“In caso contrario, quando questo parametro è sfavorevole al gestore, può avvenire che gli standard qualitativi di assistenza vengano indeboliti e che quindi a pagarne le conseguenze siano poi gli assistiti. È gravissimo, non dovrebbe mai avvenire, ma se ormai vi sono esempi oggettivi il problema forse non è solo quello della Rsa di Manfredonia ma anche della Regione che ha l’obbligo di adottare ogni protocollo normativo mirato a prevenire l’avvento di qualsivoglia indebolimento degli standard assistenziali delle strutture monitorando le procedure interne a ogni RSA”.

“L’articolato normativo adottato dalla Regione con la Legge 9/2017 e i Regolamenti 4 e 5 del 2019, necessita di urgenti correzioni perché come noi denunciamo da tempo è viziato da criticità evidenti che per una gestione risulta impossibile da osservare. Potremmo elencartene molti, ma ne facciamo solo uno emblematico per tutti. In Puglia per aprire una RSA oltre al delirio burocratico e le infinite attese per i pareri previsti in barba a ogni intento di semplificazione, un gestore ha l’obbligo di assumere sin dal primo istante di attività tutto il personale in rapporto al numero di posti letto autorizzati. Una follia”.

“È come se, cambiando settore, un ristoratore inaugura una sala ricevimenti per 1000 coperti e deve immediatamente assumere 250 camerieri. Non ci vuole uno scienziato in economia per capire che quella RSA è destinata al fallimento già dalla partenza e quindi lo abbiamo capito anche noi e di sicuro ne sei consapevole anche tu. Ma questo esempio che rappresenta solo la punta di un iceberg colossale che riguarda oltre 500 strutture in tutta la Puglia può rappresentare il grimaldello utile per far scaturire finalmente la presa di coscienza di un sistema da rivisitare e quindi l’istituzione di una Azienda Zero, un Dipartimento o una Struttura Speciale, dedicata al monitoraggio delle procedure dedicate alle RSA e i Centri Diurni. Meno del 3% delle 500 strutture pugliesi ha ottenuto la conferma del titolo autorizzativo e l’accreditamento (unico caso in Italia) e questo non avverrà mai se la situazione resta così e se la Regione continua a volerla gestire con soli 3 impiegati amministrativi e una Dirigente che seppur volenterosi non sono dei maghi”.

“Nelle more le strutture già sfregiate dalla Pandemia, con gli obblighi di aumento del personale e del pagamento delle spese energetiche raddoppiate e in alcuni casi addirittura triplicate, sono destinate a un default lento ma inesorabile. Provo sofferenza nell’immaginare questo, ma lo faccio con cognizione di causa e umile competenza dopo oltre tre decenni di esperienza nel settore”.

“Ora non è più rinviabile una soluzione al problema e un rimedio. Dipende da te, dalla tua Giunta, dal tuo Assessore. Una struttura ad hoc che finalmente si occupi di un settore strategico obbligato di assicurare assistenza qualificata a migliaia di anziani non autosufficienti e disabili, non ha bisogno di assunzioni, non può creare clientele, ha bisogno solo di competenze che si dedichino al monitoraggio di un settore mai adeguatamente considerato da anni, troppi anni. Certamente l’assenza di una programmazione adeguata dei servizi non giustifica in nessun modo quanto avvenuto a Manfredonia, ma serve a capire che è una componente oggettiva di una situazione generale che non può più aspettare”.

“La governance politica della Puglia ha l’obbligo di assicurare i Livelli Essenziali di Assistenza, ha l’obbligo di osservare le indicazioni della Corte Costituzionale che ha stabilito il diritto di esternalizzazione dei servizi per le strutture accreditate, ha l’obbligo di assicurare stabilità a chi si occupa del settore che, invece, anche per una cessione di ramo di azienda o un semplice parere attende mesi e mesi, in alcuni casi anni, mentre in un contesto di apparente riforma del settore non si accorge della evidente agonia ove gli epiloghi risultano drammatici per le gestioni finanziarie e di conseguenza per la qualità dell’assistenza. Rimediare dipende dalla politica, dipende da te, e ci aspettiamo una tempestiva risposta della istituzione regionale fatta non solo di investigazioni e repressioni amministrative ma di soluzioni che evitino il ripetersi di eventi mortificanti per chi li commette ma anche per chi non pone ancora un rimedio alle loro cause”.