“Voglio chiarire in maniera inequivocabile la vicenda che sta scuotendo la Fondazione Apulia Film Commission. Sono stata finora in silenzio poiché c’era un procedimento disciplinare in corso”.
Inizia così la lettera inviata alla nostra redazione dal presidente Simonetta Dellomonaco su una vicenda che si sarebbe consumata all’interno degli uffici della Fondazione Apulia Film Commission.
“Dico bene c’era, perché le dimissioni simultanee di tre consiglieri di amministrazione hanno di fatto invalidato il procedimento stesso. I termini indicati dall’art. 58 del CCNL contratto Federculture parlano chiaro: le sanzioni vanno erogate entro 30 giorni dalla deposizione del dipendente. I 30 giorni scadono mercoledì 26 gennaio, per questo il CdA era stato da loro stessi fissato per lunedì 24 gennaio dopo essere stato rimandato, sempre da loro, per ben due volte – si legge -. I consiglieri si dimettono contemporaneamente in 3 alle 20 del venerdì 21 gennaio per motivazioni personali. È evidente che le dimissioni sono finalizzate ad impedire che vengano assunte decisioni definitive entro i termini procedurali previsti dalle norme”.
“Le circostanze nelle quali ho subito l’aggressione motivano in maniera analitica, come da disciplina giuslavoristica, il licenziamento – continua -. Tali circostanze non riguardano una lite, come è stata raccontata dall’aggressore, ma un atto ritorsivo. Chi mi conosce sa bene che sono una persona pacifica ed equilibrata. Ero nel mio ufficio e ho convocato il direttore dopo avergli contestato una procedura illegittima per iscritto. Il direttore si è presentato dopo ben 4 ore dalla convocazione ed è entrato nella mia stanza minacciandomi con frasi tipo ‘ti faccio cacciare’, ‘si fa come dico io’, ecc. Constatato il suo evidente stato alterato, ho avuto paura che la situazione degenerasse, come purtroppo era già accaduto in passato (non era la prima volta che mostrava atteggiamenti violenti nei miei confronti), ho raccolto quindi i miei effetti personali e mi sono diretta verso la porta. Non è servito a nulla perché dal divano dov’era seduto è balzato in piedi, ha bloccato la porta e mi ha spinta, mi ha stretto le braccia, tenendo la porta bloccata con il suo corpo e impedendomi di uscire. Mi sono divincolata e mi ha afferrata di nuovo. Quando sono riuscita ad aprire la porta l’ha richiusa sulla mia mano, poi sono scappata e uscendo mi ha spinta e sono caduta. Ho vissuto un incubo”.
“Il Cda è perfettamente a conoscenza di tutto questo avendo ricevuto copia della denuncia-querela e del referto ospedaliero e avendo sentito i testimoni che hanno confermato – conclude -. Del resto sono finita in ospedale con 10 giorni di prognosi. Ho trovato il coraggio di sporgere immediatamente denuncia. In questo contesto la consigliera regionale di parità ha depositato agli atti del Cda un esposto per grave episodio di discriminazione e di violenza nei miei confronti in qualità di presidente della Fondazione. L’accaduto è così grave da aver poi determinato l’obbligo di avviare il procedimento disciplinare contro il responsabile della violenza, aggravata dal ruolo dirigenziale dell’aggressore che non ha alcuna giustificazione in un ambito pubblico di grande visibilità come la prestigiosa Fondazione pugliese. Per questo motivo duole constatare le dimissioni dei consiglieri, che ne hanno certamente tutto il diritto, ma risultano ora quanto mai sconcertanti. Tali dimissioni, infatti potevano arrivare un mese fa, dando ai soci della Fondazione il tempo per rieleggere i loro sostituti. Oggi, alla viglia della scadenza dei termini, appaiono quanto meno sospette, dato che sono provvidenziali per evitare il giudizio verso un dipendente, uomo, che ha usato violenza contro il suo datore di lavoro, donna, Presidente di una Fondazione”.