“Venerdì 25 l’amministrazione dell’Arpal, in una convocazione d’urgenza, ha informato i sindacati che la liquidazione delle mensilità di novembre poteva subire dei ritardi, per i lavoratori dell’Agenzia. Pagamenti che non riscontreranno tempi certi, pare relativi ad un accreditamento da parte del Ministero di 12 milioni di euro, che necessita di un visto contabile. Pagamenti che accusano differenze tra lavoratori (PON, POC, Bilancio Autonomo e turn overrispetto ai lavoratori caricati sul Piano di Potenziamento) che già un dumping lo tollerano tra personale incardinato in regione e personale incardinato in Arpal: una vittimizzazione secondaria intollerabile”. Inizia così la nota congiunta dei sindacati FPCGIL, CISLFP, UILFPL e CSA.
“Ancora una volta assistiamo a ritardi rispetto alla regolarità delle mensilità, che in passato hanno toccato anche i tre mesi. Il personale che già dalle prime assunzioni, risalenti a fine 2022, soffre anche di una mancata applicazione degli Istituti previsti dal CCNL di comparto – continuano -. Inoltre nulla si sa della destinazione del fondo del salario accessorio, non avendo le scriventi ricevuto la formalizzazione dell’accordo. Aggiungiamo che i lavoratori non ricevono i ticket mensa e non si capiamo ancora per quali motivazioni né ci è dato di sapere se gli saranno corrisposti gli arretrati del contratto e gli aumenti previsti dal rinnovo. Questa è solo la punta dell’iceberg di problematiche che riguardano sedi fatiscenti, mancanza di spazi, assenza di postazioni e strumentazioni, ecc. I lavoratori, destinati anche a centinaia di chilometri di distanza, non riescono più a far fronte a spese aumentate per il carburante che lievita e agli impegni familiari. Una condizione che si sta ripercuotendo anche a livello di stress da lavoro correlato, dove non esiste rispetto per la dignità e l’abnegazione con cui questo personale sta producendo risultati eccellenti”.
“Chiediamo dunque attenzione e tutela per questi lavoratori che accettando un lavoro nel servizio pubblico pensavano di trovare condizioni in cui i diritti fossero rispettati ma ancora una volta dobbiamo denunciare una situazione diventata intollerabile – concludono i sindacati -. L’Arpal da subito deve ripristinare condizioni di legittimità di questi lavoratori, ad iniziare dalla regolarizzazione degli stipendi. Un presupposto necessario su cui si bada l’art. 36 della nostra Carta fondamentale, che del lavoro fa la sua base fondamentale. Pe le suddette ragioni le scriventi, riunite in assemblea con i lavoratori il 28 novembre, dichiarano lo stato di agitazione e convocano un presidio nel piazzale antistante la Prefettura, in piazza Libertà, il primo dicembre, dalle 10.00 alle 13.00”.