Presunto caso di parentopoli nella Asl di Lecce. A sollevare il caso è la segreteria provinciale della Federazione Cisal Sanità, guidata da Giovanni D’Ambra. Il riferimento è a un documento firmato dal dg della Asl, Stefano Rossi, in cui viene individuata sua moglie, Rosanna Indiveri, come responsabile dell’ufficio gare territoriali. Il documento è stato inviato all’Autorità nazionale anticorruzione, Giuseppe Busia, al presidente della Regione Michele Emiliano, all’assessore regionale alla Sanità, Rocco Palese e al capo del Dipartimento Salute della Regione Puglia, Vito Montanaro. Rossi non ha tardato a replicare l’accusa sostenendo che “alla dottoressa Indiveri non sono stati assegnati incarichi nuovi e che alla data del mio insediamento era ed è tutt’ora l’unica dirigente amministrativa in servizio presso i dieci distretti socio sanitari della Asl di Lecce”.
Sul caso è intervenuto il gruppo regionale di Fratelli d’Italia formato dal capogruppo Francesco Ventola e i consiglieri Luigi Caroli, Giannicola De Leonardis, Antonio Gabellone, Renato Perrini e Michele Picaro. “Mai citazione appare più azzeccata: la moglie di Cesare non deve essere solo onesta, ma deve sembrare onesta. Il senso è evidente: l’opportunità in certi contesti è più importante della verità stessa”.
“Per questo non entreremo nel merito della nomina che il marito commissario generale della ASL di Lecce, Stefano Rossi, assegna a sua moglie, ‘unica’ dirigente della ASL di Lecce, Rosanna Indiveri non solo un incarico, ma proprio un ufficio ad hoc, Ufficio Gare territoriali all’interno dell’Unità di Coordinamento servizi amministrativi. Certo, il fatto di essere ‘unica’ dirigente della Asl a cui assegnare l’incarico fa porre tante domande, alcune anche ‘cattive’, ma come dice un altro detto: a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca… Sembra quasi che si sia volutamente fatto fare carriera per ottenere questo risultato, ma non è questo il punto. Il punto è l’opportunità che un marito direttore faccia fare carriera alla moglie dirigente in un ente pubblico. Il presidente Emiliano rispolveri ogni tanto anche la toga da PM che ha solo ‘congelato’, visto che è in aspettativa, e si ponga la domanda, soprattutto, sul piano etico e deontologico: quanto è opportuno tutto questo. Chiaramente parliamo di un’opportunità politica, quella che come richiamava l’imperatore Cesare deve essere anche un elemento di ‘apparenza’ non solo di sostanza. A meno che nel Salento dove l’ ’imperatore’ non si chiama Cesare, ma Claudio (al secolo Stefanazzi) l’opportunità ha un sapore diverso da quello politico, ma è un’opportunità personale e di amicizia.”