“Appare necessario individuare con esattezza le ragioni della incredibile catena causale scaturita da un’evidente sottovalutazione di una situazione invece molto grave, al fine di verificare se e in che termini il decesso sia riconducibile alla somministrazione del vaccino, oppure se sia collegato sotto il profilo causale ad un’azione o omissione per imprudenza, negligenza o imperizia e, se così fosse, individuare gli eventuali responsabili”.
Sono le parole scritte dall’avvocato Daniele Bocciolini, il legale dei familiari di Alessandro Cocco, il 53enne romano deceduto per una trombosi nel Policlinico di Bari il 15 giugno 2021, dopo la somministrazione del vaccino anti-Covid Johnson & Johnson, nell’opposizione alla richiesta di archiviazione del procedimento penale per omicidio colposo a carico di 13 medici.
Alcuni giorno dopo la somministrazione del vaccino, Cocco aveva iniziato ad accusare forti dolori ad una gamba e si era rivolto al pronto soccorso dell’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti, dove fu dimesso. Così era stato ricoverato al Policlinico, dove è morto.
La Procura di Bari ha chiesto l’archiviazione perché, stando alla consulenza medico-legale disposta dopo il decesso, “non si ritiene possibile affermare oltre ogni ragionevole dubbio che il vaccino sia stata la causa unica ed esclusiva nella determinazione della morte, ma avrebbe con maggiore probabilità agito come concausa minima, perché l’uomo soffriva di una pregressa artrosi venosa”.
La famiglia si è opposta evidenziando che “dalla stessa consulenza emerge chiaramente come la somministrazione del vaccino sia individuata come connessa causalmente al decesso” e chiedendo ulteriori indagini, anche con l’audizione “dei responsabili della società Johnson & Johnson in ordine alla produzione del vaccino e al rispetto dei protocolli dei rappresentanti di tutti gli enti e le istituzioni locali e nazionali competenti in merito al piano vaccinale del direttore Aifa e del ministro della Salute, sulla circostanza della mancata indicazione all’epoca dei fatti degli eventi avversi e sul divieto di somministrazione ai soggetti di età inferiore ai 60 anni”. Il gip del Tribunale di Bari, Marco Galesi, ha fissato l’udienza per discutere l’opposizione alla richiesta di archiviazione il 16 febbraio 2023.