Torniamo ad occuparci della morte di Alessandro Cocco, il 53enne barese deceduto il 15 giugno 2021 a causa di un’ampia emorragia intraparechimale dopo la somministrazione del vaccino anti Covid Johnson&Johnson, avvenuta il 26 maggio 2021 nell’hub di Alberobello. Il gip del Tribunale di Bari Alfredo Ferraro si è riservato di decidere sull’opposizione all’archiviazione presentata dal legale della famiglia. Per la sua morte è stata aperta un’indagine e sono 13 le persone indagate, ovvero il personale sanitario del Miulli e del Policlinico che lo ha avuto in cura. L’accusa è di omicidio colposo.
Secondo la tesi della Procura “non è possibile affermare oltre ogni ragionevole dubbio che il vaccino sia stata causa unica ed esclusiva del decesso, avendo invece con maggiore probabilità agito come concausa nel determinismo della trombosi su un substrato trombofolico favorevole per la presenza del deficit della proteina S”. La dose somministrata viene considerata “concausa minima della morte, atteso che la pregressa artrosi venosa, il deficit di proteina S., la possibile reazione autoimmune all’assunzione di eparine e la somministrazione del vaccino, ciascuna da sola ben poteva indurre in maniera esclusiva la sindrome trombotica”.
Il legale della famiglia di Cocco ha invece chiesto al gip di far proseguire le indagini e di ascoltare i vertici di J&J, i responsabili delle aziende sanitarie territoriali, la direzione di Aifa e tutti coloro che ebbero in cura l’uomo prima e dopo la somministrazione vaccino. Richiesta anche l’audizione delle istituzioni competenti in merito al piano vaccinale e all’informativa sulla somministrazione per comprendere, in particolare, le cause del divieto di utilizzo del vaccino di Johnson& Johnson agli under 60.