“Se c’è anche un solo sospetto di infiltrazione della criminalità nel comune di Bari io rinuncio alla scorta. Sono sotto scorta da nove anni, torno a vivere. Non posso essere sindaco antimafia e avere la commissione di accesso in comune”. Lo ha detto in lacrime il sindaco di Bari, Antonio Decaro, arrivando alla conferenza stampa convocata all’indomani delle notizie giunte dal ministero dell’Interno sulla procedura della Commissione d’accesso che dovrà verificare eventuali infiltrazioni della criminalità nell’amministrazione comunale e nelle aziende municipalizzate.
“Questo è un atto di legittima difesa della nostra città”, ha detto. Decaro è arrivato con un faldone di documenti, visibilmente commosso, accolto da un lungo applauso dei presenti, tra cui anche cittadini. La commissione ministeriale è stata nominata dopo il recente arresto di 130 persone in una inchiesta della Dda barese che ha svelato un presunto intreccio mafia-politica con scambio di voto alle Comunali del 2019. L’avvio del procedimento era stato sollecitato nelle scorse settimane al ministro da una delegazione di parlamentari del centrodestra.
“Io ho paura per me e per la mi famiglia, ma sono un Sindaco e non mi giro dall’altra parte. A Bari la mafia ci sta, ci sono 14 clan, ma li devi combattere e guardare in faccia – ha aggiunto -. I Parisi li ho incontrati solo nelle aule di giustizia quando mi sono costituito contro di loro. Il problema vero è il trasformismo, è quello che dobbiamo combattere. E ho colpa pure io perché quelle persone arrestate, gira e gira, me le sono ritrovate in maggioranza. Ho denunciato persone che votavano per liste legate a me perché aveva saputo che qualcuno aveva offerto loro del denaro. Il voto non si compra. Qualcuno ha fatto denunce nel centro destra? No. Con me lo ha fatto il M5s con cui abbiamo anche fatto un corteo. Sono preoccupato per la mia città. Vedo dichiarazioni del centrodestra da giorni. Ogni giorno comunicati dei partiti regionali e nazionali. Non mi meraviglio più di niente. Anche il grande amico mio Gasparri. Come Savastano in Gomorra alcuni di loro hanno scritto andiamo a riprenderci la città. Ma la città è dei baresi, non è di nessuno, cosa volete riprendervi. C’è gente che vuole affossare Bari perché è cresciuta, ci sono i turisti, sono aumentati i posti di lavoro. Gli dà fastidio perché ci siamo noi al potere. Che gliene frega ai parlamentari col loro stipendio se ci sono i disoccupati”.
“Sto ricevendo testimonianze di affetto da tante persone da tutta Italia. Oggi volevo stare da solo qui perché devo difendere la mia città ma anche me stesso davanti alla mia famiglia, alle mie figlie. In dieci anni non ho mai piegato la testa e sono sempre stato uno rispettoso delle istituzioni. Ho ascoltato sempre tutti, anche quelli che mi maltrattano – conclude -. Hanno fatto male i conti, tutto quello che di male state facendo alla città vi si ritorcerà contro. Non ho avuto paura dei boss, non avrò paura di voi: di chi devo avere paura, di D’Attis? Del viceministro della Giustizia?”.