“L’agguato al San Paolo nei confronti di un ragazzo di appena 23 anni, è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno preoccupante ed ampiamente evidenziato negli ultimi report della Direzione Antimafia sulla massiccia operazione di reclutamento di minori da parte delle organizzazioni criminali baresi”. A parlare è Raffaele Diomede, educatore e tra i maggiori esperti di devianza minorile della città di Bari, in merito a quanto accaduto sabato sera nel quartiere San Paolo dove sono stati sparati alcuni colpi di pistola contro un’auto ferendo un 23enne e una ragazza di 15 anni.
“Ragazzini di 18/19 anni ma anche meno, pronti ad impugnare una pistola o svolgere il lavoro “sporco” in nome e per conto dei clan. Nicola, che sta lottando tra la vita e la morte non è uno dei ragazzi che ho seguito, ma per la sua storia, per la sua età, e per la sua maledetta complicata vita, non è diverso dai tanti ragazzi che ogni giorno incontro. In questi anni di lavoro al fianco di centinaia di giovani – sottolinea Diomede – ho imparato che così come non possono esistere distinzioni in tema di diritti, anche in tema di devianza non esistono distinguo: non esistono minori a rischio ed altri che non lo siano. C’è piuttosto un tentativo di delegittimare una intera generazione, privata del diritto allo studio, all’educazione, alla bellezza. Abbiamo lasciato sola una platea enorme di fragilità proprio nel momento in cui dovevamo prenderci maggiormente cura di loro e chi è lasciato solo è facilmente sviabile, il potenziale interiore rapidamente si esaurisce e spesso soccombe agli impulsi negativi e distruttivi”.
“I ragazzi – continua – hanno bisogno di essere guidati sul palcoscenico della loro vita ma le politiche a favore dei giovani, da tempo, hanno tirato giù il sipario. Nell’esasperato edonismo, perso ogni contatto con l’essere, nel nuovo sistema capitalistico in cui tutto è merce circolante e con la celebrazione della morte di Dio, abbiamo dimenticato il nostro ruolo guida, di genitori, insegnanti, politici ed amministratori, abbiamo partorito adolescenti alienati, ragazzini che a 10 anni troviamo nelle baby gang e a 16 nella rete della criminalità organizzata in cui all’interno ritrovano quelle false credenze che legano la felicità al potere, ai soldi, al successo, anche a costo di impugnare una pistola o se è il caso, di sparare”.
“E mentre si pensa all’ennesimo sit-in di protesta e si celebrano i finti presidi di legalità – sottolinea -, i ragazzini fondina del Libertà, del San Paolo o di Bari Vecchia, alzano il tiro. Controllano capillarmente le piazze di spaccio, compiono estorsioni o piombano nelle attività commerciali come fossero in un set di gomorra ed arraffano i pochi euro che riescono ad arraffare”.
“Dietro l’agguato nei confronti di Nicola – conclude Diomede -, si nasconde tutta la fragilità dell’esoscheltro di questa città. Clan che si stanno riorganizzando ed un esercito di ragazzini neet pronti a tutto pur di conquistarsi un ruolo ed un prestigio sociale e poco importa se quel prestigio è capace di dartelo lo Stato o l’Antistato. È su quella linea di confine tra bene e male che si gioca il futuro dei nostri ragazzi e della nostra città. Ed allora decido di esistere, nonostante sia sempre più difficile ingaggiare una lotta non repressiva al crimine organizzato basata sull’educazione, sull’ascolto e sulla guida, ma è su quella resistenza che è aggrappato il destino di questa fragile umanità”.