Tra i retroscena della maxi inchiesta della Dda che ha suscitato sicuramente più clamore c’è quello con protagoniste le due vigilesse della polizia locale di Bari che avrebbero chiesto aiuto a un fedelissimo del clan mafioso Parisi, Fabio Fiore (ex autista del boss di Japigia ‘Savinuccio’), verosimilmente per punire una persona che, dopo aver ignorato un semaforo rosso, avrebbe insultato le due agenti con frasi particolarmente pesanti. Ora le due rischiano la sospensione e il licenziamento.
I pm negli atti hanno evidenziato «il comportamento di assoluta ‘riverenza’ assunto da due vigilesse», che avrebbero dovuto reagire agli insulti e alle minacce segnalando l’accaduto all’autorità giudiziaria. Ma, sempre secondo gli inquirenti, «l’autorità da loro riconosciuta è quella criminale mafiosa visto che entrambe si rivolgono» a Fiore «per metterlo al corrente del comportamento penalmente rilevante tenuto dal trasgressore», chiamandolo al telefono in almeno cinque occasioni. L’auto del trasgressore fu poi rubata e ritrovata nello stesso giorno della denuncia. «Gli investigatori – si legge nelle carte – hanno buone ragioni per ritenere che la vecchia utilitaria» sia «stata rubata per ordine» di Fiore «come ritorsione al comportamento irriguardoso tenuto dall’uomo nei confronti delle vigilesse». «Un episodio certamente spiacevole – scrivono ancora i pm – ma che non giustifica l’operato dei predetti pubblici ufficiali, i quali sono perfettamente consapevoli che un furto commissionato o delle lesioni procurate o altro genere di ritorsione di tipo mafioso sono azioni che non possono avere origini da appartenenti della Pubblica Amministrazione ed in questo caso da due agenti di Polizia Giudiziaria e Pubblica Sicurezza».