“Negli ultimi anni la città di Bari ha visto un incremento di famiglie sotto sfratto e/o sfrattate, dati che la stessa amministrazione rende pubblici proprio nelle ultime settimane (400 nuclei)
a cui si aggiunge il numero di persone “dimesse” da strutture di accoglienza emergenziali e temporanee che trovano nel sottopasso della stazione cubicoli in cui albergare”. A scrivere l’appello l’associazione degli e delle abitanti dell’ex-Socrate di via Fanelli a Bari e sottoscritto da diverse realtà solidali. “Questo è il quadro in cui si iscrive lo sgombero di via Fanelli, con un imminente intervento coatto della Prefettura e delle forze dell’ordine, annunciato dall’amministrazione cittadina in un incontro tenutosi lo scorso 25 maggio tra gli abitanti dell’ex Socrate e il sindaco Decaro, gli assessori Bottalico e Galasso. Incontro per altro in cui gli e le abitanti hanno ribadito la loro volontà di contribuire a trovare una soluzione dignitosa ricordando all’amministrazione che per ben 13 anni hanno proposto tavoli di concertazione, compresi gli ultimi in cui, dal fatidico 22 dicembre 2020, sono stati privati di energia elettrica ed acqua corrente”.
“Da allora, la comunità, ricordiamolo, cittadine e cittadini presenti sul territorio da ormai più di un decennio, vive nel terrore di un’incursione, con valige da riempire in cui scegliere cosa prendere e lasciare. Esattamente come in passato si resta insonni, prossimi al perdere tutto e ferite mal cicatrizzate, in questi ultimi giorni, più di prima, tornano a farsi sentire. Assunto che il diritto alla casa è un bisogno primario che trascende lo status giuridico e le peculiarità individuali, è anche innegabile che la comunità dell’ex Socrate, composta per lo più da rifugiati eritrei, etiopi e sudanesi abbia già abbondantemente pagato lo scotto delle carenze strutturali e le scelte fortemente escludenti e non sempre attente al rispetto dei diritti fondamentali caratterizzanti il sistema di accoglienza italiano. L’esperienza migratoria forzata già di per sé traumatica, non si esaurisce nel dramma della fuga da zone di conflitto e stati fortemente repressivi, né tantomeno nell’arrivo sulle coste italiane, ma si declina a lungo termine, nelle mancanze materiali ed emotive, nella solitudine e nell’esclusione, nell’assenza di prospettive ed opportunità. Uno sgombero coatto, nelle note modalità, senza alternative dignitose e praticabili, sarebbe l’ennesimo atto di forza che stratifica precarietà e traumi in chi è già portatore di ferite e bagagli emotivi che pesano come macigni, distruggere gli affetti, la quotidianità e la vita che con fatica tenta di ricostruirsi in una comunità ritrovata. Alla luce dello stato di emergenza, così come da dichiarazioni pubbliche dell’Amministrazione, quale atto di irresponsabilità sociale e umana sarebbe riversare in strada altre 60 persone, alle quali lo Stato ha riconosciuto il bisogno e il diritto di protezione? Quali soluzioni vengono proposte? Per ricevere risposte adeguate ai nostri quesiti abbiamo richiesto un incontro ufficiale al Prefetto di Bari”.