Antonio Fanelli, un passato da sicario al soldo dei clan baresi Laraspata e Montani, ha recentemente chiuso qualunque conto con la giustizia. Meno di 9 anni effettivi di carcere per reati efferati, tra cui anche diversi omicidi.
A 44 anni, e dopo il pentimento e la collaborazione con lo Stato, la vita di Antonio ricomincia centinaia di chilometri lontano da Bari. Il luogo dell’intervista resta segreto, così come le sue fattezze attuali. “Retoricamente potrei dire che darei la mia vita se potessi far tornare indietro le persone che ho ammazzato – dice Fanelli – ma purtroppo sappiamo bene che non è possibile”.
Nella lunga intervista, che Fanelli ha scelto di rilasciare a noi di quintopotere.it, l’ex personaggio di spicco dei clan dei quartieri San Girolamo e San Paolo, racconta i retroscena di alcuni degli omicidi di cui si è macchiato, a cominciare da quello del macellaio che aveva l’unica colpa di essere il cognato di un collaboratore di giustizia. “Chiedo perdono alle persone che ho fatto soffrire, seppure non mi aspetto il perdono di nessuno – continua Fanelli -, ma devo molto ai rappresentanti dello Stato che mi hanno aiutato a cambiare vita”.
In carcere ha studiato, fino a iscriversi all’Università, scegliendo la facoltà di Scienze Politiche. Oggi Fanelli, insieme alla moglie alla quale deve tanto, è un imprenditore in diversi settori. “Ragazzi – dice Fanelli – non vi fate ammaliare dal boss del quartiere o dai soldi facili, non esistono. La malavita non dà mai soddisfazioni, potete ritrovarvi solo in una bara o in cella e vi assicuro che non è piacevole”.
Il reclutamento, i rapporti di forza nei clan, le affiliazioni, le dinamiche dello spaccio, le ragioni degli omicidi, la speranza, il futuro. Sono tanti i temi toccati nel faccia a faccia che l’ex killer ha avuto con Antonio Loconte. L’intervista integrale.