La mattina del 28 agosto riceviamo questa segnalazione da un dipendente del Policlinico: “Antonio è scoppiato il tubo della condotta dell’acqua giù al piano rialzato, penetrando al Pronto Soccorso dell’Ortopedia, bagnando tutti i documenti e creando pesanti disagi. Tutti i pazienti sono stati trasferiti in un’altra clinica. Non funziona nulla, stanno tirando l’acqua”. Senza dubbio una notizia meritevole di attenzione, ma non ci sono certezze, immagini o dettagli e quindi prendiamo tempo per la verifica.
La stessa fonte dopo una ventina di minuti continua: “Il tubo è quello di emergenza ed è scoppiato alle 3,30 circa allagando tutto, dal piano terra rompendo i pennelli del controsoffitto e facendo fuoriuscire acqua dal sotterraneo. Lì ci sono anche i fisioterapisti, gli ambulatori”. E conferma: “Gli ammalati sono stati trasferiti in un’altra clinica”. Non ci sono ancora immagini e altre conferme, così diverse ore dopo interessiamo l’Ufficio Stampa del Policlinico per confermare quanto appreso. Altrove non ci sono notizie.
Dopo la doverosa consultazione arriva la risposta: “Si è rotto un tubo al piano meno 1 nella notte, sono intervenuti subito i tecnici per riparare il guasto, che hanno risolto in un’ora circa e poi sono state disposte le pulizie e stanno facendo verifiche per controllare che ora sia tutto apposto”. Dei disagi ai pazienti nessuna traccia e quindi chiediamo se siano stati effettivamente trasferiti a causa dei disagi. Solo 5 a sentire il Policlinico. E qui arriva l’eterna lotta tra le fonti interne agli enti e quelle ufficiali dell’ente stesso. In mezzo ci siamo noi altri, a dover andare oltre la fiducia personale, con il dovere di verificare e approfondire per capire come stanno effettivamente le cose. Sicuramente i disagi sono stati tanti, le operazioni di verifica e ripristino sono durate molto più di un’ora e chissà che altro.
Nel frattempo, solo in queste ore, siamo riusciti ad avere le immagini di quanto successo. Non sono risolutive perché non parlano, ma di sicuro danno l’idea dell’accaduto. È questo uno dei motivi per cui chiediamo alle nostre fonti di procurarci foto o video di quanto denunciano o di cui sono testimoni diretti, perché tra il dire e il fare ci sono le comunicazioni ufficiali, spesso mosse dalla necessità di minimizzare.