Il tribunale del Riesame di Bari ha rigettato i due ricorsi presentati dalla procura ritenendo che non sussistano i presupposti per la misura cautelare in carcere per il ginecologo 69enne Giovanni Miniello, arrestato e posto ai domiciliari il 30 novembre 2021 per violenza sessuale aggravata su due pazienti, per averle molestate durante le visite. L’arresto è stato revocato dal gip il 22 aprile 2022 e sostituito con l’interdizione dalla professione (dalla quale era già sospeso) per 12 mesi. Anche contro questa decisione i pm avevano presentato appello, ma il Tribunale l’ha respinto confermando anche in questo caso l’operato del gip. Attualmente Miniello è a processo per violenza sessuale su 20 donne, ad alcune delle quali – secondo l’accusa – il ginecologo avrebbe proposto rapporti sessuali come cura per il papillomavirus e per prevenire il tumore dell’utero, la cosiddetta terapia del sesso.
Con il primo appello contro la decisione del gip di escludere i gravi indizi di colpevolezza quanto alla ‘terapia del sessò, concedendo i domiciliari per i soli due episodi di violenza compiuti durante le visite ginecologiche, la Procura aveva chiesto il carcere per il ginecologo. Il 30 dicembre 2021 il Tribunale della Libertà di Bari ha rigettato l’appello dei pm, che hanno quindi presentato ricorso in Cassazione, la quale ha disposto l’annullamento con rinvio. Il Riesame ha quindi nuovamente esaminato l’appello della Procura e ha confermato il rigetto della richiesta di custodia in carcere, escludendo che “il rimedio terapeutico» di tipo sessuale proposto dal ginecologo ad alcune pazienti possa «ritenersi oggettivamente idoneo a violare la libertà di autodeterminazione sessuale della vittima» e ritenendo tardive alcune querele. Con la decisione di oggi, il Riesame ha rigettato anche l’appello dei pm contro la revoca degli arresti domiciliari dell’aprile 2022.