Appare assolutamente evidente che le reazioni del Sindaco, del Prefetto, della Politica siano state tardive rispetto alle nefandezze lette sui social, perché molti avevano necessità di capire come fossero andati veramente i fatti. Se ci fosse davvero stato lo speronamento di cui ancora parenti e amici di Christian Di Gioia, il 27enne morto tra mercoledì e giovedì scorsi a Japigia, invocano per giustificare l’indegno comportamento sfociato nel corteo funebre contromano, nelle minacce di morte al carabiniere sui social e nell’idea che alcuni avevano avuto e forse ancora hanno di speronare a casaccio le auto dei carabinieri. Decaro invoca la reazione dei baresi, ma ormai molti sono stanchi di non ricevere risposte alle loro necessità.
Del resto se chiamano noi e non lo Stato quando hanno problemi da risolvere un motivo ci sarà. Sono stanche le famiglie che hanno bisogno di una casa e devono farne a meno perché sono occupate dagli abusivi. È stanca la brava gente di Barivecchia, costretta a convivere con una fiorente attività di spaccio la cui mappatura è ben delineata almeno quanto lo è nelle altre piazze di spaccio, così come fiorente è la vendita di prodotti contraffatti o i servizi offerti in case trasformate in ristoranti e b&b. I baresi, alcuni baresi, quelli che per esempio pagano le tasse, sono stufi dei tanti abusivi tollerati all’insegna del folklore, lo sono anche delle regole disattese perché i turisti non devono essere traumatizzati. Sono traumatizzati i tanti baresi e i pendolari che tutti i giorni attraversano piazza Moro, piazza Umberto e le strade limitrofe, o i residenti di corso Italia, dove in ogni momento rischia di accadere il peggio, perché quella che si può toccare con mano non è accoglienza, ma non si ha il coraggio di intervenire radicalmente. In questo contesto, dall’altro lato della barricata cresce l’idea di poter fare ciò che si vuole, unitamente a un discutibile sistema giudiziario. Certo, in quegli ambienti forse sarebbe andata nelle stessa maniera, ma tra la brava gente tutto ciò incide notevolmente.
Il paradosso è che nonostante siamo stati gli unici a riportare anche quel pensiero criminale in prima battuta, per il dovere della cronaca, ma con la speranza di una reazione tempestiva da parte delle istituzioni – che ovviamente non è arrivata – siamo finiti anche noi nel mirino, ricevendo pesanti minacce, parolacce e promesse, per così dire pesanti. Al contrario di qualcuno e al pari della maggior parte dei baresi, non abbiamo scorta, non possiamo fare un fischio quando ci sentiamo minacciati o proviamo a denunciare ciò che non va mettendoci la faccia. Nel nostro caso ci fidiamo di ciò che abbiamo imparato finora e di pochissimi “amici”. Le persone indignate da cosa è diventata Bari, dal far west in cui siamo costretti, non avrebbero ingaggiato un inseguimento, si sarebbero fermate. Siamo stati accusati di non avere rispetto per la morte – di cui invece abbiamo sempre profondo ossequio -. Ma quale rispetto per la vita ha chi sceglie di metterla deliberatamente in pericolo? In pompa magna è stato annunciato l’arrivo di più uomini delle forze dell’ordine. Dove sono? Non li vediamo, il territorio non è abbastanza presidiato e la sicurezza della città o quantomeno la percezione che si ha di essa non è assolutamente favorita dalle scelte politiche di questa amministrazione. Il lungo corteo non è stato interrotto e per fortuna qualcuno lo ha immortalato. Senza quei video pubblici cosa sarebbe successo? Forse niente, così come niente succede quando purtroppo accadono altri episodi, ugualmente gravi, ma meno clamorosi.
L’abuso dei social non è solo quello dello YouTuber senza rispetto per la vita altrui. Pensateci, l’abuso sta anche quando cerchiamo di far passare a tutti i costi l’ordinaria amministrazione come qualcosa di straordinario. Un dovere in una raccomandazione. In ognuno dei casi – ce ne sono molti altri – si deforma la realtà e si fa credere, soprattutto ai più giovani, di dover applaudire qualcosa di deprecabile. Diremo ancora una volta cose impopolari, ma caro Sindaco basta con le parole e gli atteggiamenti di circostanza dopo un episodio clamoroso. Ci vogliono azioni concrete ogni santo giorno per riuscire a sovvertire l’idea che per il futuro della città dobbiamo a tutti i costi tollerare questo far west.
Editoriale
Decaro in posa con la sorella del boss Capriati, la foto “dimenticata” e il commento shock: “Roba nostra”