Sguardi perversi, frasi sconce, gesti allusivi. Essere una donna non è semplice, soprattutto se chi ti dovrebbe proteggere non fa nulla. Noi donne ci sentiamo sole soprattutto nel momento bisogno. Per gli uomini potrebbero essere solo complimenti, ma per noi donne quella frase, quel gesto, quello sguardo possono farci raggelare per un secondo e farci sentire sporche. Questo è ciò che è capitato a una ragazza barese, molestata da un uomo, probabilmente parcheggiatore abusivo, nel parcheggio del molo di San Nicola. La decisione di chiudersi in auto potrebbe essere stata la sua salvezza. Qui di seguito vi riportiamo il racconto integrale pubblicato dalla giovane su Facebook.
LO SFOGO
“Oggi ho compreso cosa vuol dire davvero avere paura per essere una donna. Un normale venerdì sera, dovrebbe essere un giorno come tutti gli altri, una fresca serata in centro a Bari. Mi trovo al parcheggio del chiringhito, per caso una coppia di gentili signori ci avvisa che stavano andando via e ci avrebbero potuto cedere il posto auto, così aspettiamo che la macchina esca per poter parcheggiare.
Si avvicina lui, credo uno dei tanti parcheggiatori abusivi, diversamente dagli altri che ho sempre incontrato aveva uno sguardo strano, si mette davanti alla mia macchina e sorride.
Gli chiedo gentilmente di spostarsi perché avrei dovuto parcheggiare, e lui continua a ridere.
Alche abbasso il finestrino e gli ripeto “Per favore devo parcheggiare è tardi”, lui si avvicina e mette una mano sul finestrino, avvicina la sua faccia al finestrino e ride. Io chiudo il finestrino, non capivo cosa volesse, gli dico che se si fosse allontanato gli avrei dato i soldi che voleva. Lui cerca di aprire lo sportello, insiste. Per fortuna avevo la sicura.
Gli chiedo di allontanarsi, lui mi dice no, e mi fa un dito medio. Si sta accanto al mio sportello per 15 minuti, con il volto attaccato al mio finestrino. così decido di chiamare i carabinieri, visto che non sarei potuta uscire dalla macchina. Chiamo i carabinieri gli spiego la situazione, gli spiego che mi stavano importunando, e la loro risposta è: ma chi è? Come fai a capire che sia un parcheggiatore?
Nel frattempo lui, ancora accanto alla mia macchina, decide di LECCARMI IL FINESTRINO, si mette le dita in bocca e mi disegna cose sconce sul finestrino con la sua saliva, continuando a ridere. Dico ai carabinieri che ho paura, che non so cosa fare e loro decidono bene di mettermi in attesa. Non ho mai ricevuto risposta dai carabinieri. Ho aspettato 35 minuti nella macchina, sperando che lui si allontanasse, cercando di non incrociare il suo sguardo che era lì al mio finestrino, con un sorriso che incuteva realmente paura. Non voglio più avere paura per essere una donna. Basta omertà, basta silenzi”.