A otto anni dai fatti diventa definitiva l’assoluzione per i ginecologi Vito Partipilo e Carlo Campobasso dell’ospedale Di Venere di Bari, finiti a processo per omicidio colposo per il caso di una bambina morta nella struttura a causa di un ritardo nel parto cesareo causato – secondo l’accusa – da una lite tra medici. A deciderlo è stata la Corte di Cassazione che ha giudicato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura generale contro la sentenza con cui i due erano stati assolti in appello.
La Cassazione ha anche annullato senza rinvio, per l’intervento della prescrizione, la condanna a otto mesi (pena sospesa) per l’anestesista Antonio Simone. Per l’allora primario di Chirurgia generale, Francesco Puglisi, è stata annullata la condanna al risarcimento danni disposta in appello (ai soli fini civili) ma con rinvio davanti a una nuova sezione della Corte d’Appello civile.
Stando alle indagini dei carabinieri del Nas, quel giorno, il 2 maggio 2016, le sale del reparto di ostetricia erano tutte occupate e quando i sanitari si sono accorti della sofferenza fetale e hanno disposto un cesareo d’urgenza, hanno deciso di rivolgersi al vicino reparto di chirurgia generale, dove però era programmato un altro intervento. A quel punto ci sarebbe stato tra i medici dei due reparti un litigio sull’utilizzo della sala, di fatto ritardando il cesareo di oltre un’ora. Nell’attesa la donna, pronta per il parto, sarebbe rimasta senza monitoraggio e quando la bambina è stata finalmente fatta nascere era già in grave sofferenza per asfissia cardiaca dovuta al cordone ombelicale stretto attorno al collo. I genitori della piccola sono già stati risarciti con 400mila euro.