“Le dichiarazioni della ragazza sono coerenti e attendibili”, questo ha scritto il Gip, ma a detta di chi è vicino al presunto stupratore le dichiarazioni della ragazza sarebbero tutt’altro che coerenti. La vicenda, lo ricordiamo, è quella della violenza denunciata da una studentessa avvenuto la sera del 31 ottobre scorso a Bari, all’esterno del locale dove si teneva una festa universitaria. La notizia circola dal 2 febbraio, nonostante Gaetano Notaro, il soccorritore volontario di Triggiano accusato del gravissimo reato, sia stato posto agli arresti domiciliari già il 18 gennaio scorso. Il fatto è insolitamente trapelato alla vigilia dell’udienza del Riesame prevista per questa mattina.
La sentenza è attesa entro il 9 febbraio prossimo, ma potrebbe essere depositata prima. Nel frattempo le vite di due persone e delle loro famiglie sono appese a un filo, quello sottilissimo della credibilità. Leggendo la testimonianza che ha portato all’arresto del presidente dell’Associazione SS Madonna del Pozzo di Capurso, secondo chi difende l’accusato emergono dubbi e incongruenze, senza con questo dire che la ragazza non abbia detto il vero. Se la dichiarazione della vittima è credibile e attendibile senza alcun dubbio, perché il soccorritore non è stato incarcerato? Perché, a maggior ragione rispetto agli annunciati precedenti per stalking e violenza sessuale? Perché un uomo di 36 anni, diventato padre qualche giorno prima del fatto – la moglie è stata dimessa la mattina del 31 ottobre dall’ospedale – e in procinto di essere assunto a tempo indeterminato da un’azienda appaltatrice del Policlinico avrebbe dovuto rovinarsi la vita in questo modo? La mattina dell’arresto, il 18 gennaio, infatti, Notaro era stato assunto per il periodo di prova propedeutico all’assunzione a tempo indeterminato.
Partiamo dal precedente penale. Il fatto per cui è stato denunciato Notaro sarebbe datato e non si ha traccia di un dibattimento nell’aula di un Tribunale. Gaetano Notato avrebbe regalato un telefono cellulare a una sua ex ragazza, che avrebbe preteso di riavere al momento in cui i due si lasciarono, tempestandola di telefonate e messaggi. Ma torniamo ai fatti della notte del 31 dicembre, seppure per ammissione di Massimo Di Palma, titolare del locale al cui esterno sarebbe avvenuto lo stupro, la Polizia avrebbe chiesto chiarimenti e documentazione relativi alla festa in programma il 23 ottobre, ascoltando anche organizzatori e personale in servizio quella sera e non la notte del 31 ottobre 2021. Possibile sia una tecnica d’indagine.
I difensori dell’accusato non discutono sul perché la ragazza abbia deciso di denunciare la violenza 17 giorni dopo l’accaduto – purtroppo il senso di vergogna e la paura possono avere conseguenze emotive anche per periodi prolungati -, ma certamente viene da chiedersi perché non siano state chieste immediatamente le immagini del circuito di videosorveglianza della struttura. Secondo alcune testimonianze, pare che il portellone dell’ambulanza fosse stato sempre semi aperto e chiuso solo quando la ragazza è scesa dal mezzo. La stessa vittima ha dichiarato di aver visto salire e scendere ripetutamente dall’ambulanza gli altri soccorritori dell’associazione privata in servizio quella sera all’esterno della discoteca.
Sentendo chi conosce la versione della parte non ancora dichiarata della vicenda, pare che Notaro fosse particolarmente incavolato perché la ragazza soccorsa, recuperata nel bagno ubriaca accanto al water, volesse essere accompagnata a casa dai soccorritori, che invece non avrebbero potuto spostare il mezzo dal luogo in cui si trovava. A bordo dell’ambulanza, secondo quanto ci è stato riferito non sarebbe salito nessuno. Notaro avrebbe chiesto alla ragazza se fosse fidanzata, perché due ragazzi, uno dei quali dichiarava di essere il fidanzato, volevano salire per sincerarsi delle sue condizioni. A quella domanda la vittima avrebbe risposto di non avere un compagno.
Finita la fase dei soccorsi, dopo due ore a bordo del mezzo di soccorso, a uno dei due amici la ragazza avrebbe detto: “Quello mi ha quasi stuprata”, mentre all’altro avrebbe confessato di essere stata effettivamente stuprata. Possibile che di fronte a queste gravissime dichiarazioni, seppure contraddittorie tra loro, nessuno dei due amici è intervenuto chiedendo spiegazioni o proponendo all’amica di andare in Pronto Soccorso, in Questura o in una Caserma dei Carabinieri per sporgere denuncia invece di limitarsi di portala a casa? Chi è convinto nell’innocenza di Notaro, crede probabile che i due accompagnatori avessero notato lo stato di evidente alterazione dell’amica, che per sua stessa ammissione aveva bevuto due bicchieri con vodka e gin prima di entrare nel locale e altri due cocktail una volta dentro la struttura, tanto da sentirsi male a quel punto. Resta il dubbio sulla circostanza della sedazione, ma non ci sono elementi utili ad accertare la circostanza.
In alcuni messaggi whatsapp, poi, uno degli amici avrebbe chiesto alla ragazza come stesse, invitandola a una festa il giorno dopo. La ragazza rassicurò il giovane e accettò l’invito, comunque provata nel ripensare a quanto le fosse accaduto. Ci sarebbero altre incongruenza, seppure come detto nessuno mette in discussione che qualcosa possa essere successo. Dalle dichiarazioni rilasciate agli investigatori, sembra che alla vittima si fosse involontariamente scoperto un seno mentre Notaro le misurava la pressione. L’uomo a quel punto – secondo quanto riferito dalla stessa vittima – le avrebbe chiesto di ricoprirsi perché non era necessario il seno scoperto per la misurazione del valore vitale.
Chi conosce bene il soccorritore sostiene che Gaetano quella sera era desideroso di tornare a casa per riabbracciare la figlia e la moglie, appena dimesse dall’ospedale dopo il parto. La ragazza, secondo la quale il suo stupratore non le ha tolto le mutandine, ma si è limitato a sportarle, avrebbe avuto una grande occasione per incastrare senza dubbio l’aggressore. Purtroppo, però, ha lavato gli indumenti indossati in lavatrice, compresi gli slip.
E infine la descrizione. Notaro è scuro di carnagione, ha gli occhi a mandorla – sostiene chi è pronto a giurare sulla sua innocenza -, ma ha anche una evidente cicatrice in faccia e la sua cadenza è chiaramente partenopea, essendo campano d’origine. A meno che non siano stati volutamente omessi, gli ultimi due particolari sarebbero serviti ad aumentare l’affidabilità della dichiarazione messa a verbale. In quello stato, tuttavia, la vittima avrebbe potuto non ricordare. È vero che in questi casi bisogna tutelare la vittima dandole credito – ne siamo fermamente convinti -, ma la Cassazione, con diverse sentenze, sostiene anche che si indaghi a fondo data la gravità delle accuse e l’elevata pena prevista. Per il bene della vittima e nell’obiettivo di individuare un colpevole senza ombra di dubbio le persone vicine all’aggressore chiedono che si risponda ai quesiti rimasti per ora senza risposta.