“Stavo svolgendo regolarmente la mia lezione, i ragazzi seguivano con interesse. Dopo mezz’ora entra in ritardo questa ragazzina, inizia a creare scompiglio in classe. Ho perso la pazienza e le ho imposto una nota. Si alza e in dialetto mi dice: ‘Questo mi hai fatto? Ora vedi cosa succede?’. Esce dall’aula senza permesso e inizia le sue telefonate di rito, presumo che abbia chiamato il fidanzato o i parenti. Poco dopo, vedo aprire la porta con forza e un signore, sempre in dialetto, mi dice che dovevamo parlare e che non avrei dovuto fare più una roba del genere. Poi inizia a schiaffeggiarmi. È arrivata subito la Polizia, i due poliziotti mi hanno accompagnato al Policlinico di Bari, sconsigliandomi di andare al Pronto Soccorso perché sarebbe stato pericoloso”.
È la testimonianza fornita ai microfoni di Ore 14 da Vincenzo Amorese, professore dell’Istituto tecnico Ettore Majorana di Bari, picchiato a scuola lo scorso 23 settembre. Parole che arrivano poco dopo l’arresto del 34enne, con precedenti giudiziari e di polizia, ritenuto responsabile dell’aggressione. “Sono stato accolto con totale indifferenza al Majorana”, ha aggiunto il professore. Durante il programma televisivo in onda su Rai 2, è stata fornita anche la testimonianza delle due maestre di sostegno presenti in classe durante la lezione incriminata del professore. Entrambe hanno affermato che, a ridosso dell’episodio, si è formato un gruppo di ragazze, capeggiato dalla ragazzina protagonista, e subito hanno deciso di addossare le colpe al professore, facendolo passare per molestatore e pedofilo. I giornalisti e opinionisti in studio hanno attaccato duramente la preside Paola Petruzzelli, chiedendosi come mai la dirigente scolastica abbia creduto alla versione degli alunni senza pensarci due volte, condannando anche con dichiarazioni pesanti il docente.