Skip to content

Bari, via alle audizioni in Commissione antimafia. Romanazzi: “Amtab ha subito estorsioni da clan Parisi”

10 Aprile 2024
– Autore: Raffaele Caruso
10 Aprile 2024
– Autore: Raffaele Caruso

“Il sistema era quello delle assunzioni pilotate. All’interno dell’Amtab lavorava un dipendente (Tommaso Lovreglio, ndr) da un certo numero di anni, che è il figlio dell’uomo di fiducia del capo clan, la cui mafiosità è stata acclarata. Il responsabile del settore di tutto quello che è sosta nella città di Bari subiva le intimidazioni del dipendente. Le assunzioni quindi erano arbitrarie e illegali”.

Questa è la tesi che Giulia Romanazzi, presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Bari, ha portato in audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia nell’ambito dell’approfondimento sull’inchiesta di Bari e sulla decisione dell’amministrazione giudiziaria per l’Amtab. Il Tribunale, spiega Romanazzi, ha ritenuto “che ricorresse il presupposto dell’impresa soggiacente” nell’Amtab e che l’azienda ha “subito atti di natura estorsiva”. È stato affermato che è “il settore area sosta di Bari, gestito da Amtab, fosse sottoposto a condizioni di assoggettamento e intimidazione perché il responsabile del settore è stato considerato dalla procura, e anche dal gip, vittima del reato di estorsione, i cui autori sono noti esponenti del clan Parisi”.

Romanazzi ha sottolineato che “le società interinali, in particolare, assumevano lavoratori proposti dal dipendente controindicato non attenendosi alle procedure di selezione, quindi le assunzioni erano sostanzialmente arbitrarie e illegali”, spiegando come le “fonti indiziarie” siano soprattutto legate a “intercettazioni”. In merito all’amministrazione giudiziaria il presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Bari ha spiegato che “si tratta di strumenti non repressivi, ma con finalità preventiva. Preventiva è la valutazione dell’applicazione di questo istituto e la scelta di applicare istituti più affievoliti è affidata al Tribunale sezionale misure di prevenzione”.

“Al tribunale il legislatore ha anche affidato la qualificazione della relazione tra entità imprenditoriale contaminata e il fenomeno criminale mafioso se ritiene che sia strutturale, ossia il fenomeno sia talmente elevato e infiltrato da aver sottratto ogni autonomia gestionale alla governance, si procede con l’istituto invasivo del sequestro finalizzato alla confisca, che determina lo spossessamento degli organi gestori – ha aggiunto -. Qualora il tribunale ravvisi tra entità economica contaminata e fenomeno criminale di riferimento una relazione, sebbene stabile e durevole, in virtù della quale l’organo gestorio ha conservato la sua autonomia gestionale, applica l’istituto affievolito della amministrazione giudiziaria”. “L’azienda non può essere qualificata come impresa criminosa perché l’organo gestionale ha conservato la sua autonomia. Un contagio blando”, ha precisato Romanazzi. La presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Bari ha poi risposto alle domande dei commissari proseguendo l’audizione in modalità segreta.