Un autista soccorritore del mezzo di emergenza urgenza 118 MIKE di Barletta, dopo una notte movimentata di lavoro, ha scoperto il furto della propria auto nuova di zecca. A denunciare l’episodio con un duro sfogo è un suo collega.
“Mentre si incamminava verso la sua automobile, ha disgraziatamente potuto constatare che una automobile non l’aveva più – si legge nel post -. Ennesimo sfregio, ennesimo danno agli operatori 118 che da tempo ormai vivono il disagio di una postazione poco consona a quelli che sono gli standard minimi di una vera e propria postazione 118. Dopo gli appelli e le richieste mai accolte a chi di competenza, ci tocca raccontare l’ennesima sciagura che il mal capitato collega ha dovuto vivere dopo aver svolto in maniera ligia il suo dovere. Automobile nuova, con appena dieci giorni di vita. Normale amministrazione direte, se ne sentono tante ormai, certo è vero, ma è vero anche che tornare a casa per lui oggi non è stato facile visto che la sua abitazione dista circa un’ora e mezza da Barletta. Con quello che costa un’automobile e con un lavoro che poi lavoro proprio non è in quanto la maggior parte degli autisti e soccorritori che operano sui mezzi, sono volontari che vivono di rimborsi associativi che coprono a malapena le spese di viaggio e lasciano qualche spicciolo per tirare a campare. Vi domanderete se ne vale la pena, certo, per chi ha a cuore questa vita e la vita degli altri, anche per pochi spiccioli, vale la pena”.
“Il vergognoso episodio, si aggiunge ai già tanti episodi segnalati alle varie autorità – continua -. Viviamo di vandalismo! Spesso i nostri mezzi sono costretti a subire atti di violenza ingiustificata, specchietti e fari rotti infatti sono all’ordine del giorno! Viviamo le difficoltà dei parcheggi dopo gli interventi, dove, spesso e volentieri, ci troviamo a dover ricorrere alle autorità che dopo tempi non brevi, provvedo a multare e rimuovere auto parcheggiate selvaggiamente sulla nostra area riservata.
Siamo costretti a vivere la poca educazione dei cittadini che alla nostra richiesta di lasciare libero il parcheggio per i mezzi di soccorso, spesso aggrediscono verbalmente e con minacce gli operatori dei mezzi stessi, eppure di male cosa facciamo se non il nostro dovere? Poco bene visto che questo spesso costringe gli operatori a dover mettere i mezzi non operativi in quanto non riusciamo a sanificare e rimpiazzare con i presidi necessari le nostre ambulanze. I tempi di inoperatività sono tempi depredati ad una richiesta di aiuto e ad una vita da salvare o per lo meno ad una vita che richiede di poter proseguire fin quanto è possibile”.
“La fase pandemica, tutt’altro che superata, di fatti, costringe noi operatori in stanze poco consone alla sanificazione e spesso ci ritroviamo alla verge di gente che passa indisturbata davanti alle stanze stesse e rischia a sua volta di essere contagiata – spiega -. L’ingresso di queste stanze vede l’affaccio sul marciapiede di Vico pozzo sant’Agostino e per entrarci, spesso, dobbiamo cercare, bardati ed inquinati dopo interventi su pazienti Covid, di evitare la gente che in quel momento è di passaggio. Ancora, siamo costretti a caricare i nostri mezzi con cavi che possono ledere i passanti con cadute accidentali causate dagli stessi cavi che inevitabilmente sono posizionati sul marciapiede in quanto utile per raggiungere i mezzi da caricare. Non per ultimo, cabine elettriche esposte al sole e alle intemperie, spesso ci siamo trovati in situazioni dove le stesse cabine risultavano non funzionanti. Poco bene, visto che i mezzi non in carica rischiano di lasciar scariche attrezzature come un defibrillatore. Dobbiamo proprio spiegare a cosa serve un defibrillatore? Non lo riteniamo necessario. Abbiamo subito percosse ingiustificate, insulti, sputi e calci da gente poco raccomandabile e che non contenta ha recato danno ai nostri mezzi privati parcheggiati nelle vicinanze”.
“Si avvicenda l’estate, i mezzi saranno costretti al sole creando danni non indifferenti ad apparecchi elettromedicali , farmaci salva vita e non per ultimo alla fattibilità di poter accogliere un paziente in una ambulanza esposta al sole tutto il giorno – conclude -. Tutto insomma sembra essere un torna conto, perché, se è vero che le difficoltà le viviamo in prima persona, dietro c’è qualcuno che potrebbe pagare le conseguenze di questa sciagurata scelta di dare una postazione vergognosa e inagibile al 118, il cittadino. Siamo ubicati in stanze al terzo piano del vecchio nosocomio che rendono i tempi di attesa più lunghi del solito, già, perché abbiamo dei tempi da rispettare sull’arrivo del luogo dell’intervento e quei tre o quattro minuti che occorrono per giungere il mezzo e partire sono vitali. Abbiamo, infine, il dovere di controllare i mezzi e ciò che ne concerne la loro operatività ad ogni turno e spesso ci ritroviamo a farlo sotto condizioni meteorologiche avverse perché i mezzi stessi non sono coperti da nulla. Qualcuno tempo fa promise una capannina, ma di queste capannine abbiamo visto solo un progetto immaginario e non la loro presenza concreta. Concludo facendo sentire tutta la nostra vicinanza al collega che ha dovuto subire l’ennesimo attacco nei nostri confronti e nei confronti del servizio 118. In questo periodo di promesse elettorali date al vento chiediamo al vento stesso di riportare alle orecchie di chi non vuol sentire, l’ennesima richiesta disperata di aiuto. Il 118 non merita questo ma soprattutto non lo meritano i cittadini, non lo merita la gente per bene!”.