“Questa è l’Italia”. No, non stiamo parlando di qualche luogo comune che fa pensare allo stereotipo italiano. Questa è una frase detta da una ragazza, di circa 20 anni, quando le ho fatto notare che stava parcheggiando sul lungomare Imperatore Augusto sulle strisce gialle che, a rigor di logica, indicano che il posto è riservato ai possessori di Ztl. “Lo fanno tutti, perché non dovrei farlo io. Se hai il coraggio chiama la Polizia locale”. La ragazza non aveva ben compreso il tutto e, data anche la mia attitudine a interloquire con qualsiasi forza dell’ordine per il mio lavoro, non ho aspettato nemmeno un minuto. “Signora lo sappiamo. Appena c’è una volante libera la mandiamo” hanno detto dal comando. Una volta chiusa la chiamata ho cercato di fare capire la questione alla giovane, ma soprattutto farle comprendere che quella frase di certo è molto infelice. Come si può esclamare “Questa è l’Italia” quando si sta parlando di infrangere una legge. Tante sono le cose vietate, come rubare, uccidere e anche, seppur di minor importanza giuridica, parcheggiare in un posto vietata. Una frase che fa cadere le braccia perché non si può giustificare un comportamento sbagliato dando la colpa all’Italia. Le regole vanno rispettate, la civiltà deve essere rispettata. Ma purtroppo siamo in una società dove anche la Polizia locale ti risponde: “Almeno lei è riuscita a parcheggiare”. Sì, ma solo perché mi sono fatta valere, ma non l’ho potuto fare con le altre decine e decine di auto in sosta vietata. Noi residenti di Barivecchia non possiamo andare avanti così.
Lello e la tana delle tigri, lezioni di pulizia a Debora: a rischio il pranzo da Rocco
- di: Raffaele Caruso
[visualizzazioni_post]