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Bimba morta al Policlinico, amara sorpresa dopo 5 anni. La rabbia della mamma: “Voglio la verità”

15 Ottobre 2023
– Autore: Raffaele Caruso
15 Ottobre 2023
– Autore: Raffaele Caruso

“Nel 2018 sono rimasta incinta, i medici hanno sottovalutato un’infezione e mi hanno detto semplicemente che era stupida e di bere tanta acqua. Si rompono le acque, da qui la corsa al Policlinico di Bari. Vado in reparto e mi dicono che poco dopo sarebbe iniziato il parto. Ho avuto un parto prematuro dovuto alla rottura delle membrane, così è nata la mia bambina a 5 mesi”. Inizia così il racconto in lacrime della protagonista di questa triste e dolorosa storia.

“Viene avvolta in una copertina e mi viene lasciata vicina. L’ostetrica era lì in attesa che si fermasse il cuoricino. Mi è stato detto che c’erano rischi, ma non mi è stato mai chiesto se volevo rischiare o no – spiega -. Mi è stata vietata la decisione. Aspettano, il cuoricino si ferma, portano via Corinne e in un contenitore di plastica, di gelato, viene fatta vedere a mio marito. Devastata ho chiesto le dimissioni per andare via da codarda, in quel momento non ho pensato alle conseguenze e a che fine avrebbe fatto. Dopo due giorni sono tornata in Ginecologia, mi dicono che non era più lì e che si trovava in Anatomia Patologica per indagare. Mi sono recata lì, una dottoressa mi dice che non c’era più nulla da fare e che il corpicino era stato incenerito. Io volevo solo seppellire mia figlia”.

“Ho vissuto la mia vita normale, ho avuto altri figli anche se Corinne è Corinne – continua -. Qualche giorno fa ritorna un vicino di casa, sul suo camioncino di lavoro vedo una culletta di marmo. Lui lavora nel cimitero, abbiamo parlato e la ferita si è così riaperta. Mi ha dato però una speranza. Racconta che tutti i feti morti, non presi a carico dai genitori, vengono seppelliti dall’Ente ospedaliero nei cimiteri della provincia con dei numeri. Ai numeri corrisponde il nome e cognome della mamma. Ho girato tutti i cimiteri, ma niente. Non abbiamo trovato il corpicino di Corinne. Succede però un’altra cosa, una persona mi dice che il corpicino di mia figlia era ancora lì, ad Anatomia Patologica, e che non era l’unico. Mi sono fiondata così lì arrabbiata pretendendo di avere risposte. Iniziano ad agitarsi, arriva chiunque. Non mi danno risposte certe, una persona conferma però i miei dubbi. Mi dice di non arrendermi e di combattere, affermando che era lì. Chiedo di parlare con il Direttore del reparto, a primo impatto cerca di deviare il discorso. Prende tempo e qualche giorno, mi viene detto qualunque cosa. Che è stata incenerita, che è stata buttata nell’organico o in contenitori di plastica dove buttano qualsiasi cosa. Chiedo di visionare i registri, arriva un corriere fuori dall’ospedale con una scatola. All’interno c’erano resti di pelle e di organi. Non mi fermerò fin quando non avrò risposte”.