È durata solo pochi minuti l’udienza davanti alla Corte di assise di Bari nell’ambito del processo di primo grado per l’omicidio di Paolo Caprio, l’imbianchino 40enne di Bitonto morto dopo essere stato aggredito nella notte tra il 4 e il 5 settembre dello scorso anno all’esterno del bar di un’area di servizio lungo l’arteria provinciale che porta a Modugno. Con l’accusa di omicidio volontario è imputato il 21enne ex pugile Fabio Giampalmo, ritenuto dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Bari, Ignazio Abadessa, responsabile del pestaggio. Il procedimento riprenderà il prossimo 14 febbraio, dopo il completamento delle notifiche di comparizione degli ultimi testimoni citati dalla parte civile. Quel giorno dovrebbero essere sentiti tre o quattro testi. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, Caprio, dopo essere stato colpito, cadde sbattendo la testa sul marciapiede e morì. La Procura ritiene si sia trattato di omicidio volontario. La difesa, composta dagli avvocati Giovanni Capaldi e Nicola Quaranta, intende invece provare che si sia trattato di omicidio preterintenzionale e che i quattro pugni inferti non siano stati idonei a cagionare la morte che sarebbe avvenuta per il trauma occipitale causato dalla caduta. Nell’atto di convalida del fermo in carcere, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Marco Galesi, aveva sottolineato la profonda conoscenza delle tecniche di combattimento di Giampalmo.
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- di: Raffaele Caruso
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