La Procura di Bari vuole fare chiarezza intorno al decesso di Milena Gramegna, la 42enne morta il 2 gennaio di stenti dopo essere stata segregata in casa dalla mamma. Il cadavere è stato ritrovato nell’abitazione al civico 144 di via Mazzini, a Bitonto. La notizia ha creato scalpore. Nelle mani del pubblico ministero è finito tutto il materiale riguardante la vittima, comprese alcune testimonianze raccolte sulla situazione familiari.
La Polizia, secondo quanto siamo stati in grado di sapere, non ha ritenuto di addebitare colpe al Comune di Bitonto e in particolar modo agli uffici competenti, quelli dell’assessorato ai Servizi Sociali, che della questione sarebbero venuti a conoscenza “solo” a novembre scorso. Sarebbe stata presentata, dopo una prima visita domiciliare, la richiesta della nomina di due amministratici di sostegno (una per Milena e una per la madre). Il giudice del Tribunale di Bari, vista la gravità della situazione, ha effettuato la loro nomina, ma le due amministratici sarebbero state respinte dopo aver tentato l’accessione all’abitazione. Si è così richiesto un ingresso d’urgenza, effettuato il 28 novembre scorso con l’ausilio dei Vigili del Fuoco e della Polizia. direttore del Servizio Igiene e Sanità Pubblica Area Nord. Il Comune ha inviato una pec in cui si ordinava il “ripristino immediato delle condizioni igienico – sanitarie dell’immobile mediante rimozione e smaltimenti dei rifiuti nei termini di Legge e in particolare al lavaggio, pulizia, disinfestazione e rimozioni dei rifiuti attraverso ditta specializzata entro 60 giorni dalla data di notifica dell’ordinanza sindacale.
“È complesso agire in determinate realtà, dove, talvolta, viene a mancare il supporto familiare. Gli uffici si sono attivati immediatamente per provare ad aiutare entrambe le occupanti dell’appartamento con gli strumenti a disposizione dell’Ente – le parole delll’assessora ai Servizi sociali e all’integrazione socio-sanitaria, Silvia Altamura -. Non deve assolutamente emergere che segnalare non serve a nulla, anzi. I cittadini sono occhi e sentinelle dei Servizi sociali: modalità e tempistica delle segnalazioni, in questi casi e non solo, sono fondamentali. Non dobbiamo arrenderci mai”.