Muore di stenti segregata in casa dalla mamma a 42 anni. È la drammatica fine toccata a Milena Gramegna, trovata cadavere nell’abitazione al 144 di via Mazzini, a Bitonto. Una misera vita che sarebbe finita nel dimenticatoio senza la segnalazione anonima di un cittadino qualunque. In questi casi speriamo sempre in un falso allarme, ma le verifiche hanno evidenziato un quadro persino peggiore di quello che ci era stato sottoposto. Sì, perché in questi casi la domanda è sempre la stessa: com’è possibile morire in questo modo, senza che nessuno sia mai riuscito a spezzare la catena dell’indifferenza? La storia di Milena e della mamma Maria Concetta era nota a molti: le loro condizioni igieniche, la mania di accumulare le cose. Milena non mangiava e beveva abbastanza, s’è consumata. Di sicuro non è morta da un giorno all’altro. Solo Dio sa cosa sarebbe successo se qualcuno fosse riuscito a entrare in quella casa qualche giorno prima di quel tragico 2 gennaio. Milena sarebbe ancora viva? E Maria Concetta sarebbe stata trasferita prima in un luogo più adatto a lei.
La Polizia, secondo quanto siamo stati in grado di sapere, non ha ritenuto di addebitare colpe al Comune di Bitonto e in particolar modo agli uffici competenti, quelli dell’assessorato ai Servizi Sociali, che della questione sarebbero venuti a conoscenza “solo” a novembre scorso. Si tratta tuttavia di notizie che per ora non hanno un riscontro ufficiale. Milena, lo ricordiamo, è morta il 2 gennaio. Evidentemente quel tempo, “tutto” quel tempo, non è stato giudicato sufficiente per riuscire a entrare nell’abitazione. Non ci sono riusciti i Servizi Sociali, gli operatori del Centro di Salute Mentale, gli amministratori di sostegno e neppure ce l’hanno fatta le Forze dell’Ordine. Dove finisce la responsabilità dell’uomo e comincia quella della burocrazia? Quando un uomo è solo un burocrate e dunque non può che attenersi alle sole leggi?
Leggi – va detto – che nel nostro paese sembrano pensate appositamente per non riuscire a proteggere i soggetti più fragili. Negli ultimi anni abbiamo avuto modo di affrontare decine di casi analoghi. Col clamore non è mai morto nessuno. Al contrario, sono il silenzio e l’indifferenza la principale causa di morte in questi casi. È per questo che vi invitiamo puntualmente a non girare la testa dall’altra parte, a segnalarci situazioni analoghe a quelle di Milena e Maria Concetta. Al contrario del Sistema non abbiamo le mani legate e a quelle porte andiamo a bussare, anche solo per chiedere: “Come stai?”. Da quel momento in poi nessuno può dire: “Non lo sapevo” e qualcosa succede.
Senza quella segnalazione anonima, quella di Milena sarebbe stata una morte “naturale” come qualunque altra, immortalata da un manifesto. Solo che Milena non ha avuto un drammatico incidente stradale, una malattia improvvisa. Milena è morta di stenti. Non si tratta esattamente della stessa cosa. Non resta che interrogarci tutti su come si possa evitare morti di questo tipo, su come si possa rendere il sistema dell’assistenza sociale più efficace e davvero vicino ai bisogni di chi, senza averne colpa, rifiuta l’aiuto perché a volte non crede nemmeno di averne bisogno.