“Porterà il nome di Matera il meteorite caduto alla periferia a nord della città dei Sassi, la notte di San Valentino”. Lo ha annunciato Giovanni Pratese, docente dell’università di Firenze, in una conferenza stampa che si è tenuta a Matera. Dopo l’avviso alla popolazione e la caccia ai frammenti dell’oggetto celeste (per una massa complessiva di 400-500 grammi) attivata nei giorni scorsi in Basilicata, in un’area a nord di Matera, la ricerca ha individuato il luogo della caduta. Il meteorite è caduto verticalmente al suolo con una velocità di circa 300 km/h e nell’impatto ha scheggiato una piastrella del balcone che corre lungo il perimetro di un’abitazione fra Contrada Rondinelle e Contrada Serra Paducci, a Matera.
“Quanto accaduto qui ha dell’eccezionale. Non solo è stato osservato il bolide, ma all’osservazione ha fatto seguito il ritrovamento, un caso davvero raro. Inoltre, ne sono stati misurati i parametri e, quindi, la traiettoria e l’orbita – ha aggiunto Dario Barghin dell’università degli studi di Torino -. Contando che quelli registrati dal 1960 ad oggi sono circa 40, è un evento davvero eccezionale che probabilmente non si ripeterà mai più”. I frammenti recuperati saranno portati ai Laboratori del Gran Sasso, per essere analizzati, ma ieri è stato trovato un altro reperto del bolide di San Valentino nelle vicinanze dell’abitazione da Silvia Padilla con un magnete, insieme a Pierluigi Cox, dell’associazione ternana astrofili. È, per consistenza, il più grande (intorno ai dieci grammi all’incirca) tra i 100 di dimensioni diverse raccolti – per complessivi 70 grammi – che vanno da pochi micron a due-tre grammi. Gli esperti hanno annunciato un iter di analisi e di indagine che durerà un anno e coinvolgerà organismi scientifici nazionali e internazionali. Domani, è stato spiegato, i frammenti raggiungeranno i Laboratori del Gran Sasso, per misurare gli isotopi. Seguiranno le indagini petrografiche e di microscopia ottica ed elettronica. Coinvolta anche la Open University (Inghiterra) per le indagini con isotopi a ossigeno. La certificazione dell’organismo internazionale giungerà a conclusione dell’analisi dei risultati: “Noi ci attendiamo informazione importanti – ha detto Pratesi – che riguardano le origini e lo sviluppo del nostro sistema. Il materiale è interessante e in quantità sufficiente per condurre tutte le analisi necessarie”. Dal canto suo Falco (Rete Prisma) ha parlato di un ritrovamento eccezionale, avvenuto a poche ore dall’avvistamento del meteorite: ”È stato un evento eccezionale. Una grande ricerca, fruttuosa. Ci sono stati tre ritrovamenti di frammenti interessanti. La ricerca continua ma ci riteniamo ampiamente soddisfatti del ritrovamento”.