“Siamo in un momento dove non si capisce più nulla. Adesso anche i sindacalisti lavorano”. È ciò che si è sentito dire Giuseppe L’Abbate, dirigente nazionale del sindacato Failp Cisal, nonché dipendente Poste Italiane, che si è trovato a dover lavorare da solo su tre sportelli presenti nell’ufficio postale di Monopoli 2.
“Siamo in tre, ma io e un’altra collega siamo entrambi sindacalisti e spesso per il ruolo che ricopriamo abbiamo appuntamenti importanti a cui non possiamo rinunciare. L’altro collega adesso è a casa per motivi fisici. Si è arrivato anche a dire che io e lamia collega ci facciamo gli sgambetti quando non è vero. Voci che sono arrivate addirittura da un dirigenti di Poste che gestisce Bari e Bat che lo ha detto al segretario regionale del mio sindacato. Una cosa davvero spiacevole e di cattivo gusto”.
“Data la mancanza di personale e le lunghe code che vengono a formarsi quando su tre è attivo un solo sportello, dato anche il mio ruolo di sindacalista, ho contatto tutti i vertici, partendo dalle risorse umane fino al direttore territoriale, per denunciare quanto accade. Purtroppo non ho avuto le risposte che speravo. Anzi sono venuto a sapere che il dirigente ha detto alla segreteria regionale che in questo ufficio c’è una bassa pedonabilità. Peccato però che proprio in questa sede manca il gestore code e quindi non vengono elargiti biglietti e non si può calcolare l’affluenza”.
Insomma una vera e propria bufera che non cenna ad essere risolta. “In questi ultimi anni abbiamo avuto oltre 8mila unità che hanno lasciato Poste e ne sono entrate solo 1900. La mancanza di personale è un dato di fatto. In più al sud Italia vorrebbero chiudere quasi 700 sportelli per sostituirli con i totem tecnologici. Tutto questo mentre Poste Italiane ha chiuso con un utile del 20% in più rispetto allo scorso anno. Parliamo di quasi 13 miliardi di euro. Da questi dati si può ben pensare di fare un piano di inserimento, ma da Poste non sembra ci sia speranza”.