“La rideterminazione delle indennità del Rettore e dei componenti del Consiglio di amministrazione del Politecnico di Bari, con un aumento addirittura del 400 per cento per la figura apicale, riteniamo sia totalmente fuori da ogni contesto sociale, politico ed economico di quel che vive il Paese – alle prese con salari da fame – e non di meno l’università italiana, dove persistono sacche di precarietà e personale CEL e tecnico amministrativo inquadrato con i livelli più bassi per logiche di bilancio”. È quanto affermano in una nota congiunta la segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci, e il segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza regionale, Ezio Falco.
“Riteniamo allo stesso modo inopportuno e grave che vi sia stato un passaggio dei provvedimenti adottati nel solo Cda e non nell’organo di governo collegiale universitario qual è il Senato Accademico. Chiediamo un passo indietro al Rettore e ai componenti del Cda di una importante istituzione pubblica che non può agire in disconnessione con quel che attraversa il Paese e le istituzioni universitarie, alle prese da anni con Governi che hanno proceduto con tagli di bilancio, organici non adeguati, nessuna vera politica per il diritto allo studio”, aggiungono Bucci e Falco.
“Il contesto lavorativo universitario è fatto di personale tecnico amministrativo – la spina dorsale che permette il funzionamento delle istituzioni accademiche – inquadrato con profili più bassi, con stipendi annui che vanno tra i 22 e i 25mila euro lordi. Di avanzamenti di categoria contrattuale sempre problematici per supposte ragioni di bilancio adottate dagli organismi di governo. Per di più parliamo di compensi – quelli per il Rettore e i consiglieri di amministrazione – che si sommano allo stipendio da professore universitario, che si aggira tra i 70 e i 120 mila euro annui. Così come abbiamo preso posizione per il fantomatico trattamento di fine mandato dei consiglieri regionali, riteniamo che pur dentro cornici legislative che lo rendono possibile, il deliberato aumento dei compensi suoni in modo dissonante con le difficoltà che vivono i lavoratori tutti, compresi quelli delle università italiane, tanto più quando sproporzionato rispetto al livello iniziale. Un atto che allo stesso modo non può risultare comprensibile non solo per i lavoratori dell’università, ma anche per quegli studenti alle prese con il caro affitti, senza tutele per il diritto allo studio, costretti a lunghe file per accedere a un pasto nelle mense convenzionate. Non può essere è questa l’immagine di un’istituzione fondamentale per il sistema pubblico della conoscenza e la formazione di competenze e il sostegno allo sviluppo del nostro territorio”.