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Calca al triage, nessuna privacy e visita frettolosa all’orecchio: l’odissea di mamma e figlio al Policlinico

27 Dicembre 2023
– Autore: Eleonora Francklin
27 Dicembre 2023
– Autore: Eleonora Francklin

“Io posso permettermi di pagare una visita specialistica e spendere 200 euro, ma chi non può è costretto a rivolgersi agli ospedali pubblici, col rischio di stare ore e ore ad attendere che qualcuno si ricordi di te”. A parlare è una mamma, ancora infuriata per quanto accaduto ieri, 26 dicembre, nel pronto soccorso del Policlinico di Bari. La donna è stata costretta a rivolgersi al nosocomio barese per le condizioni di salute di suo figlio di 15 anni. Il ragazzo, tempo fa, ha subito la perforazione del timpano e, avendo sbattuto l’orecchio, la mamma ha deciso di portarlo in ospedale per accertarsi delle sue condizioni.

“Noi viviamo a due passi dall’ospedale San Paolo, ma sapendo che non c’è il reparto di Otorinolaringoiatra, ho deciso di andare direttamente al Policlinico. Arrivati al triage ci siamo trovati nel manicomio più totale: gente ammassata, chi voleva saltare il turno furbescamente e per di più nessuna privacy. C’era una unica infermiera che poverina si divideva tra accettazione e prestazioni. Anziché badare all’ordine, due vigilanti chiacchieravano tra loro e nessuno dei due è intervenuto per sedare gli animi che si stavano surriscaldando. Una volta arrivato il mio turno ho constato che non c’era alcuna privacy, tutti potevano sentire i dati privati. Una cosa inaudita, sembravano degli spettatori delle disgrazie altrui”.

“Una volta arrivata al reparto, sapevo che avrei dovuto bussare e poi attendere che qualcuno si facesse vivo. Abbiamo aspettato 30 minuti, mentre sentivo che nel reparto stavano festeggiando. Ho avuto la conferma quando una infermiera con il cerchietto con le corna di renna e i pasticcini in mano ha aperto la porta e mi ha detto di attendere l’arrivo dello specialista. Dopo 15 minuti arriva il medico e mi dice che era impegnato in una consulenza, poco credibile visto che si trattava del 26 dicembre. Dopo una visita insulsa, mi ha detto di ritornare oggi, ma ho deciso di non portare mio figlio perché tutta la rabbia accumulata ieri l’avrei riversata oggi. Ho chiamato il professore che l’ha operato anni fa e adesso attendiamo la visita fissata l’8 gennaio. Io posso permettermi di ricorrere ai privati, ma penso a chi non può e deve affrontare questa trafila”.