Il dipinto “Savinus vir dei”, dedicato al santo patrono di Canosa e donato alla cattedrale dalla Fondazione Archeologica Canosina, ha suscitato un mare di polemiche a causa della raffigurazione del presidente di Confindustria Puglia nonché presidente della fondazione di cui sopra, Sergio Fontana.
A chiarire la vicenda è stato lo stesso artista che in una nota ha rivendicato la piena autonomia delle sue scelte interpretative. “Alcuni soggetti, non necessariamente Santi, rappresentano il mondo laico e quello religioso, del passato e del presente. Tra questi ho scelto di ritrarre due autorevoli rappresentanti della comunità canosina di oggi: il presidente della Fondazione Archeologica Canosina e l’attuale parroco della Cattedrale, nonostante gli stessi, nel corso della lavorazione, mi avessero espressamente chiesto di non essere ritratti”.
In merito a quanto accaduto abbiamo chiesto un parere a Giovanni Gasparro, affermato pittore vincitore di importanti premi per il pregio delle sue creazioni, protagonista di oltre dieci esposizioni personali in tutto il mondo, e definito da Vittorio Sgarbi “l’ultimo caravaggesco”.
“Nei trattati sull’arte sacra, scritti dopo il Concilio di Trento, si pensi a quelli dei cardinali Paleotti e Federico Borromeo, come dello stesso San Carlo, la Chiesa Cattolica ha definito che nelle pale d’altare, destinate alla devozione, non sia opportuno effigiare personaggi che non siano canonizzati o beatificati. Questo per non destare confusione nei fedeli che in qualche modo potessero confondere persone viventi o da poco defunte, con i santi. Persino l’uso dei modelli viventi era regolamentato. Consentito ma non fino a ritirarli, per scongiurare che il parrocchiano potesse trovarsi a pregare davanti ad una Madonna che somigliasse alla vicina di casa. Inserire i committenti era consentito, nel registro inferiore ma di sovente in orazione e in una posizione che li distinguesse nettamente dalle figure sacre. Nel caso specifico di Canosa mi pare si viaggi al limite del lecito” conclude Gasparro.