Il 118 nel 2003 ha effettuato 96mila interventi nel Barese: il 71,2 per cento a casa dei pazienti. Nei giorni scorsi la notizia ha fatto il giro della rete. Anche noi, come chiunque altro, abbiamo pubblicato il generoso comunicato stampa della Asl Bari. La lunga serie di dati ha innescato una durissima polemica, in realtà mai del tutto sopita, di buona parte del personale in servizio sulle ambulanze contro quello della Centrale Operativa. L’affondo più duro, senza troppo girarci intorno, è stato quello del medico e sindacalista, Francesco Papappicco. Sul suo profilo Facebook Papappicco ha scritto parole durissime, giudicando “incapaci” i colleghi di centrale, addirittura in qualche caso incapaci di decidere se mandarti sul proverbiale “uomo nudo con le mani in tasca” o su un incidente stradale. Citando lo Zarathustra di Nietzsche, il medico del 118 non le manda certo a dire.
“Questi personaggi di cui parlo, come l’asino di Buridano, – scrive – rimangono neutrali. Per loro ogni chiamata di soccorso sembra avere la stessa priorità e questo blocca l’intero sistema del 118”. Rischiando di andare oltre le righe, il medico del servizio di emergenza-urgenza rincara la dose: “Quelli di cui parlo sono veri e propri ciuccioni, di quelli che se una volta i maestri te lo dicevano a scuola ti dovevi vergognare per tutta la vita; quelli che farebbero danni pure a essere impiegati all’obitorio”. Le accuse sono corroborate dai dispatch – ovvero dal motivo dell’invio dell’ambulanza -, in alcuni casi persino grotteschi. Tuttavia Papappicco non fa di tutta l’erba un fascio. “Onore al merito di quei pochi, pochissimi in verità – tuona – che sanno lavorare con scrupolo e professionalità; che magari saliti in passato in ambulanza, conservano l’esperienza del 118 in prima linea, o che almeno in via teorica sanno che sul territorio si lavora con il rischio”.
E ancora “che il rischio non è una chimera cui assegnare un codice di priorità a caso, ma una semplice formula rischio = frequenza x magnitudo; che quel rischio lo corre il paziente in pericolo di vita e l’equipaggio di emergenza-urgenza che sta mandando a soccorrerlo”. L’affondo è durissimo. “Bisognerebbe sapere – aggiunge Papappicco – di non far uscire una Mike (ambulanza medicalizzata) o un’India (ambulanza senza medico) sulle minchiate”. Il dato di fatto è che c’è carenza di medici sulle ambulanze del 118. “Con le loro statistiche vorrebbero dimostrare che se ne può fare a meno – incalza Papappicco -. Codici verdi e gialli a pioggia perché gestibili anche da ambulanze senza medico. Così anche i codici rossi diventano gialli, con la consueta chiosa, poi vai a vedere e facci sapere”. Per far comprende a chiunque il disagio degli equipaggi del 118, il medico continua il suo affondo raccontano una sua giornata tipo. “In 12 ore di turno mi danno due codici gialli (pazienti a terra non coscienti, poi vai a vedere) – spiega -. Risultato? Un 64enne rientrato dai campi trovato in coma (GCS 3), con riscontro di emorragia cerebrale massiva e qualche ora dopo un 60enne turista che passeggiava e in perfetta buona salute fino a quel momento (GCS 3) e con riscontro TAC in Pronto Soccorso di un insospettabile tumore al cervello. Con la stessa insensatezza ti assegnano un codice giallo sulla confusione mentale in paziente con Alzheimer o sulle astenie o altre corbellerie che di emergente o urgente non hanno nulla. Ne conseguono discussioni infinite tra equipaggi male utilizzati e triagisti di centrale. Piuttosto che preservare i pochi equipaggi di rianimazione per incidenti, infarti e codici rossi veri, i dotti tergiversano. E dunque ti capita un codice giallo per una improbabile crisi ipertensiva in soggetto con diarrea”.
Non solo. Papappicco non risparmia altri esempi per dimostrare, a suo dire, l’incapacità di gestire le reali emergenze. “I dotti scoprono una grande città per mandarti su una piccola, ma mandano addirittura due ambulanze sullo stesso intervento, ma come se non bastasse, ciò che sanno fare meglio è ripulire le schermate e chiederti se possono chiudere la pratica di intervento. Tu ti rompi la schiena per salvare un povero cristo incastrato tra le lamiere di un brutto incidente e loro lì a collezionare minchiate. Il ciuccio non prova vergogna, non sa cos’è il rischio, va fiero della sua incompetenza e te la rigira con gli anno di esperienza, o nascondendosi dietro lo scudo degli algoritmi digitali, un surrogato di intelligenza artificiale che li metta al riparo da quella umana di cui mostrano di essere carenti”. E se qualcuno avesse ancora dubbi sul contenuto della denuncia, Papappicco non lascia spazio a interpretazioni: “Voglio essere chiaro affinché la gente comprenda – chiude -. Questo è l’annoso conflitto cagionato dalla sciagurata gestione bicefala del 118 barese. Desidero altresì rimarcare il fatto che il 118 non è la Centrale Operativa, bensì tutti gli Equipaggi Mike e India sul territorio. Rispondere ad una chiamata di soccorso urgente è fondamentale per il sistema a patto che lo si sappia fare. Quegli Equipaggi di cui sono onorato di far parte, ogni anno vengono letteralmente defraudati spudoratamente dei meriti del proprio lavoro guadagnati sul campo. Le rassegne stampa, le statistiche artatamente pubblicate per autoincensarsi, sono solo propaganda da conventicola, pesante e vergognosa sgrammaticatura di una centrale operativa che ben lungi da concepire e gestire adeguatamente l’emergenza-urgenza, è viepiù ben lungi dall’esser paragonata ad un buon call-center”.