L’udienza preliminare dell’inchiesta a carico di 81 ex detenuti del carcere di Foggia, ritenuti coinvolti nella rivolta esplosa la mattina del 9 marzo 2020, ha portato a 13 condanne, con giudizio abbreviato e sconto di un terzo della pena, di 70 anni complessivi di reclusione con pene tra 5 anni e 4 mesi e 5 anni e 6 mesi: inflitti 5 anni e 6 mesi a testa a Ivan Caldarola (5 anni e 6 mesi la richiesta del pm); Addolorata Di Gennaro (6 anni e 8 mesi); Karol Lapenta (7 anni) e Maurizio Ciociola (6 anni e 8 mesi); 5 anni e 4 mesi per Francesco Cammalleri (5 anni e 4 mesi); Giuseppe Della Fazia (5 anni e 4 mesi); Giovanni Lamparelli (7 anni); Tommaso d’Angelo (6 anni e 8 mesi); Eneo Motolese (6 anni e 8 mesi); Tommaso Bentivoglio (6 anni e 8 mesi); Salvatore Carlino (6 anni e 8 mesi); Alessio Scialpi (6 anni e 8 mesi); e Salvatore Minio (5 anni e 4 mesi la richiesta del pm).
La rivolta nacque come protesta contro la decisione del Governo di vietare i colloqui tra reclusi e familiari per arginare il rischio di contagio da Covid e si trasformò in sommossa coinvolgendo 450 dei 579 detenuti presenti, culminando nell’evasione di 72 persone (catturate e/o costituitesi nell’arco di 4 mesi), la più clamorosa fuga di massa dei penitenziari d’Italia. Altri 52 imputati rinviati a giudizio saranno processati dalla sezione collegiale “C” del Tribunale dal prossimo 3 marzo, mentre 11 sono le posizioni stralciate. Sospeso invece il procedimento per altri 5 imputati non reperibili. Gli 81 imputati tra cui 4 donne sono accusati di devastazione e saccheggio con incendi, uffici distrutti, cancelli divelti, danni per 600mila euro; in 7 rispondono anche di sequestro di un agente chiuso in un gabbiotto; 19 di 6 episodi di resistenza e 1 di oltraggio; 2 del furto di due ricetrasmittenti e un carica-batteria rubati da un camion di una ditta manutentrice parcheggiati vicino all’uscita del carcere.
I difensori chiedevano assoluzioni (nel rito l’abbreviato) e proscioglimenti (per le richieste di rinvio a giudizio), e in alternativa la derubricazione del reato di devastazione e saccheggio che prevede condanne sino a 15 anni, in danneggiamento con limite di pena fissato a 3 anni. Stralciata nell’ultima udienza la posizione di Fabio Geltride per il quale il giudice ha disposto una perizia psichiatrica, come l’aveva già disposta in una precedente udienza per Giuseppe Angelini. Separate poi le posizioni di Marco Guerrieri (legittimo impedimento del difensore) e Vincenzo De Giglio (il legale ha chiesto i termini a difesa): per loro 2 udienza rinviata al 24 aprile. Separata anche la posizione di Pasquale Giannoccaro, Denis Body, Lorenzo Battiante, Salvatore La Penna, Matteo Pio Totaro, Pietro Bianco e Mario Viscilli, accusati anche di sequestro di persona, reato per la cui procedibilità è ora necessaria la querela della vittima in base al decreto Cartabia di fine dicembre 2022: anche per loro rinvio al 24 aprile. Il gup ha poi dichiarato il non doversi procedere per Abdullah Abdullah, Valentino Adzovic; Souleymane Balde, Gica Birladeanu e Sergio Tonti perché non reperibili: se verranno rintracciati seguirà l’eventuale notifica di richiesta di rinvio a giudizio. Sono quindi 52 gli ex detenuti rinviati a giudizio che saranno processati dal 3 marzo. Oltre 50 degli 81 imputati rischiano l’arresto: nei prossimi mesi la Cassazione esaminerà i ricorsi difensivi contro la decisione del Tribunale della libertà di Bari che a fine dicembre scorso accolse l’appello del pm contro il “no” all’arresto del gip che ritenne insussistente il rischio di reiterazione del reato.