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Carcere di Taranto, pugni e calci in faccia a un poliziotto. Sappe: “Detenuti allo sbando per colpa dello Stato”

3 Maggio 2022
– Autore: Redazione Quinto Potere
3 Maggio 2022
– Autore: Redazione Quinto Potere

Poliziotto penitenziario del carcere di Taranto colpito da un detenuto rischia di perdere un occhio. La denuncia arriva dal Sappe, sindacato autonomo di Polizia penitenziaria, a pochi giorni da quella che riguardava la tragica morte per suicidio di un carcerato tarantino. In quella occasione il sindacato puntò il dito contro il Ministro della Giustizia, i vertici del DAP e il Provveditore Regionale, ai quali sono state date le colpe in merito a una situazione diventata ingestibile e difficilmente recuperabile, a causa della prepotenza e della violenza dei detenuti a cui viene consentito di tutto e di più. “I poliziotti penitenziari sono quelli che pagano le conseguenze di questo fallimento voluto dallo Stato Italiano”.

“Ieri mattina – racconta il sindacato – il poliziotto addetto al sezione, mentre rispondeva al detenuto di origini siciliane, Giacomo Caggeggi 42 anni in arte rocki pugile, esponente di rilievo di un noto clan siciliano, in carcere per reati mafiosi e classificato AS3(scala massima di pericolosità), improvvisamente e senza alcuna motivazione, scaricava il suo destro contro la faccia del malcapitato agente a cui rompeva gli occhiali atterrandolo. Non contento, lo stesso detenuto finiva la sua opera con un calcio sulla faccia del poliziotto. Prontamente intervenivano altri colleghi che avevano visto l’aggressione e che riuscivano bloccare l’energumeno, nonché a soccorrere il polizotto che veniva trasportato con il 118 presso l’ospedale civile, ove rischia di perdere un occhio oltre alle varie contusioni sul volto”.

“Nei giorni scorsi ci chiedevamo se doveva scapparci il morto per prendere provvedimenti nel carcere di Taranto perché intervenisse l’amministrazione penitenziaria. Invece nulla, il Ministro, i vertici del DAP, il Provveditore regionale assistono impassibili a questa ennesima tragedia, disinteressati, indifferenti quasi non fosse cosa loro nonostante i cospicui appannaggi che percepiscono mensilmente, mentre le carceri Italiane sono praticamente in autogestione dei detenuti che ormai fanno quello che vogliono, contando sul fatto che si è abdicata la sicurezza depotenziando l’unico baluardo a difesa della legalità e delle istituzioni all’interno dei penitenziari. Riteniamo che questa libertà che si è regalata ai detenuti nasconda tutti i problemi che negli anni ogni Capo del DAP ha accumulato grazie ad una politica che si è completamente disinteressata ai problemi penitenziari”.

“Infatti a nessuno interessa della situazione delle centinaia di detenuti psichiatrici, buttati nelle carceri, dopo aver chiuso i manicomi, senza assistenza adeguata, per cui alla fine sono i poliziotti che ne pagano le conseguenze. La professoressa Cartabia si riempie la bocca di rieducazione ai sensi dell’articolo 27 della costituzione; ma come la fa questa rieducazione se poi mancano gli attori principali come educatori, assistenti sociali per finire a chi sta h24 a contatto con i detenuti? A Taranto oltre 700 detenuti per 3 educatori, e potremmo continuare con tutte le altre carceri pugliesi. E perché si lasciano i detenuti ad oziare nelle sezione detentive liberi di far nulla, quando uno dei pilastri per una seria e concreta rieducazione passa dal lavoro che non c’è? Certo la propaganda del Ministro e del DAP consiste nel far vedere ogni tanto sulle tv nazionali , progetti realizzati in qualche carcere della nazione, ma per le altre decine di migliaia di detenuti cosa si è fatto? Nulla. Senza parlare della sicurezza , fino a qualche anno fa le evasioni di detenuti oppure le aggressioni non erano nemmeno pensabili, ora invece non passa giorno che ci sia qualche evasione, oppure che un poliziotti finisca in ospedale da uno dei circa 200 penitenziari della nazione, determinate sempre dallo stesso motivo: carenza di organici della polizia penitenziaria, per cui le carceri nelle ore serali e notturne sono pressoché vuote ed i detenuti se ne approfittano in tutti i modi; mancata installazione di tecnologia per contrastare l’utilizzo dei telefonini da parte dei detenuti, nonché di apparecchiature elettroniche per disturbare il volo dei droni che portano materiale proibiti(telefonini, armi, droga)”.

A Taranto c’era un dirigente che mesi fa è stato sospeso e nonostante le promesse del sottosegretario Macina per cui avrebbero mandato un nuovo dirigente, nulla è stato fatto per cui il penitenziario di Taranto classificato tra i più importanti e pericolosi, allo stato è retto da una sostituta che non è in grado di gestire la situazione, e che viene inviata anche in altri posti lasciando il carcere nel caos più totale. Per il carcere di Taranto al DAP hanno calibrato l’organico della polizia penitenziaria su una presenza di 300 detenuti, mentre ora ne ospita oltre 710, senza che abbiamo proceduto a nessuna all’integrazione, per cui o mandano via almeno 300 detenuti, o incrementano l’organico di almeno 100 unità”.

“Proprio per questo dopo Foggia e per portare solidarietà ai poliziotti Tarantini, domani il 4 Maggio a partire dalle ore 10.00 il SAPPE manifesterà davanti il carcere di Taranto in maniera dura ed eclatante, con i poliziotti penitenziari che si incateneranno per protestare contro questa situazione di estremo degrado che il DAP maschera con tante parole ed nessun fatto. Inoltre verranno bruciate le tessere di riconoscimento per protesta e continuerà la raccolta firma per chiedere il passaggio della polizia penitenziaria sotto le dipendenze del ministero degli Interni, poiché la sicurezza delle carceri è ormai diventato un problema di sicurezza nazionale. È ora che il Ministro ed il DAP dalle parole che abbiamo sentito per troppo tempo, passino ai fatti ridando sicurezza alle carceri e possibilità concrete ai detenuti che si vogliono reinserire. È il momento di finirla con la favola che tutti si possono rieducare, poiché con ciò si sprecano solo risorse che potrebbero essere utilizzate per aiutare tutti quei detenuti che ambiscono seriamente a riprendersi il loro posto nella società”.