Abolire i test d’ingresso ai corsi universitari di area sanitaria per affrontare il problema della mancanza di medici e di addetti alla salute: questo, in sintesi, il contenuto di una Proposta di Legge presentata alle Camere dal gruppo consiliare regionale “Con Emiliano”. Il testo della proposta, che consta di tre articoli, è stato presentato questa mattina in una conferenza stampa nella sala “Campione” del Consiglio regionale di Puglia, alla presenza del capogruppo Giuseppe Tupputi, dei consiglieri regionali Stefano Lacatena e Alessandro Leoci e del coordinatore regionale della lista Michele Boccardi.
“Chiediamo – ha aperto Tupputi – che il Governo nazionale prenda atto del fallimento di una strategia fallimentare nei confronti dei tanti giovani impegnati nelle prove selettive, di converso punitiva verso l’intero sistema sanitario, che si vede depauperato delle unità organiche necessarie per il sostegno del pianeta-salute, come già emerso durante la pandemia di Covid-19. Occorre, quindi, che ci siano importanti azioni di innovazione nell’accesso alle università, in linea con il disposto dall’articolo 34 della Costituzione che evidenzia – ha concluso – le discrepanze di un sistema che non agevola, diversamente da quanto predicato dalla Carta, l’accesso per tutti e la premialità per i meritevoli”.
Il gruppo consiliare di “Con Emiliano” chiarisce di avere elaborato la proposta, come è stato esposto nell’incontro con la stampa, a seguito di numerose sollecitazioni da parte di tante famiglie in difficoltà economiche, messe di fronte ad un concorso a cui fanno da prologo costosissimi corsi di preparazione, molto spesso non risolutivi dei problemi connessi alla formazione dei candidati alle prove.
“Il sistema didattico va adeguato, – ha rilevato Alessandro Leoci, – perché troppo datato. Naturalmente, questo cambiamento deve essere ispirato anche all’analisi dei numeri, che oggi parlano di un sistema sanitario di Puglia carente di ben 982 medici, con soli 7395 in servizio e le conseguenze già riscontrate nel corso della pandemia. Un’ultima riflessione riguarda il fatto che, in Italia, i giovani laureati tendano a restare nei luoghi che li hanno accolti nel corso del cammino di specializzazione. Anche questo si pone come un ostacolo da rimuovere, che certamente inficia il ritorno alle nostre latitudini di studenti meritevoli”.