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Caro gasolio, protesta dei pescatori pugliesi a Bari: “Da Istituzioni promesse non mantenute siamo esasperati”

27 Maggio 2022
– Autore: Raffaele Caruso
27 Maggio 2022
– Autore: Raffaele Caruso

Delegazioni di quasi tutte le marinerie della Puglia si sono date appuntamento questa mattina per protestare davanti al porto di Bari contro il caro-gasolio. Sono in stato di agitazione ormai da una settimana perché il costo del carburante è triplicato negli ultimi mesi e lamentano di non riuscire a rientrare nei costi dell’attività.

Dopo giorni di proteste nelle singole città, oggi sono arrivati a Bari da Manfredonia, Barletta, Trani, Bisceglie, Molfetta, Mola di Bari e Monopoli, con striscioni e fumogeni. “Aspettiamo risposte dalla Regione che aveva detto che si sarebbe fatta carico della situazione per darci una mano e permetterci di tornare a mare”, ha spiegato Domenico Carpano, vicepresidente dell’associazione armatori di Manfredonia, la marineria più grande della regione con circa 200 imbarcazioni e pescherecci.

“Noi già veniamo da una pandemia, con il prezzo triplicato del gasolio non stiamo più nelle spese – continua – . La Regione e il Governo ci avevano promesso sei mesi fa di fare qualcosa, un provvedimento immediato anche con un fermo biologico facoltativo. Noi siamo certi delle spese quando andiamo a lavorare ma non siamo altrettanto certi del guadagno nella rete. Quindi da mesi andiamo a lavorare in perdita. Sta montando l’esasperazione”.

I pescatori hanno invaso la carreggiata di accesso al varco portuale di Bari. Ad impedire loro di attraversare la strada e quindi di bloccare l’ingresso del porto sono poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa, con caschi, scudi e manganelli.

“Siamo padri di famiglia, siamo esasperati, chiediamo solo di essere messi nelle condizioni di poter lavorare e dar da mangiare ai nostri figli” dicono, con striscioni e megafoni. Gli animi si sono un po’ scaldati per qualche minuto ma, dopo una breve interlocuzione con gli agenti della Digos, i manifestanti hanno sciolto il cordone davanti alle forze dell’ordine.

“Si stabilisca un prezzo fisso alla pompa da 0,50 a 0,60 euro. Poi la differenza la deve pagare lo Stato che ha il dovere di trovare una soluzione alle esigenze dei cittadini e delle imprese”. Lo afferma Nicola Parente, pescatore di Mola di Bari, la seconda marineria della regione per numero di imbarcazioni, circa 90, durante la proteste delle marinerie pugliesi in corso davanti al porto di Bari contro il caro-gasolio.

“Se il gasolio rimane a questi prezzi – dice Parente – scrive la parola fine alla pesca italiana. Il governo ha preso provvedimenti, come il 20% dei consumi nel primo trimestre 2022, vuol dire che da 1,20 il gasolio ci costerà 1 euro, comunque insostenibile. Ma noi non chiediamo mance o elemosine, chiediamo di essere messi nelle condizioni di continuare a fare il nostro lavoro”.

“Da venerdì scorso protestiamo perché dopo tante promesse non abbiamo ottenuto niente” dichiara Cosimo Marasciulo, presidente del Consorzio Mare Blu di Monopoli (dove le imbarcazioni sono 75). “Qui c’è gente – aggiunge – che sta perdendo le barche e le case, siamo alla disperazione”.

Anche la marineria di Molfetta, con le sue 50 imbarcazioni, sta protestando oggi a Bari. “Chiediamo di essere ascoltati – dice Paolo Spagnoletta – dopo le promesse di tre mesi fa siamo tornati in mare, ma la situazione è peggiorata e risposte ancora non ne abbiamo avute. In queste condizioni è impensabile uscire in mare”.

Intanto una delegazione di pescatori di Manfredonia si è spostata nel palazzo della Regione per incontrare il dirigente del dipartimento Agricoltura Gianluca Nardone, il vicecapo di gabinetto Domenico De Santis. Si collegherà l’assessore regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia

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